In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Giovanni 3,16-21).
Non importa tanto sapere che Dio esiste, quanto sapere che Dio è amore. La sua azione amante nei confronti del mondo sconfina in modo incredibile, al punto da rendere comprensibile l’incarnazione del Figlio: l’amore di Dio ha come unico obiettivo offrire gratuitamente la salvezza, senza emettere giudizi né infliggere condanne. Gesù lo ripeterà con forza appena prima della sua passione (cfr. Gv 12,46-47). Sì, perché è proprio nella sua passione che egli sarà innalzato da terra e che diverrà chiara in lui l’immagine del serpente innalzato nel deserto: il Figlio è offerto al mondo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Se la Bibbia potesse divenire un grido udibile, direbbe: “Dio vi ama!”. Tutto è dato, ma è essenziale che l’uomo creda. Come gli Ebrei morsi dai serpenti nel deserto ritrovavano la vita guardando il serpente di rame, così solo volgendo lo sguardo – cioè credendo – al Cristo crocifisso, la vita di Dio può farsi spazio nella vita umana. L’amore di Dio è un oceano senza rive e senza fondo. Occorre credere nel suo amore e, come dice Gesù, diventare come i bambini (cfr. Mt 18,3), che non hanno paura di lasciarsi amare: più amore si dà loro, più ne prendono, come se fosse la cosa più naturale del mondo.