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Il pensiero del giorno

2 Giugno 2024 - Autore: Don Giuseppe Zanghì



Il primo giorno degli àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi (Marco 14,12-16.22-26).


Il riferimento degli evangelisti Marco (14,26) e Matteo (26,30) all’avvio di Gesù con i suoi discepoli verso il monte degli Ulivi ci introduce alla comprensione dell’istituzione dell’Eucaristia da lui realizzata nell’Ultima Cena. Tutto era stato preparato secondo le prescrizioni legali previste annualmente per ciascuna famiglia degli ebrei: l’agnello, le erbe amare, la salsa di frutta, il pane azzimo e il vino. Ora cominciava la celebrazione della Pasqua, che teneva viva la memoria di quanto Dio aveva operato nella storia del suo popolo eletto e dell’alleanza che aveva stipulato per mezzo di Mosè sul Sinai. Tre erano i momenti costitutivi dell’alleanza: la manifestazione di Dio al suo popolo (cfr. Es 19), la consegna delle dieci parole o decalogo (cfr. Es 20,1-21) con il codice dell’alleanza (cfr. Es 20,22-23,33) e i sacrifici di comunione (cfr. Es 24). 

Gesù, con il dono totale della sua vita, porta a compimento l’antico patto stabilendo la nuova ed eterna alleanza. Aveva iniziato con una più profonda e universale manifestazione dell’amore di Dio per il suo popolo e tutta l’umanità con l’incarnazione (cfr. Mc 1,10-11; 9,2-8), aveva continuato portando a compimento i comandamenti nella loro purezza e integrità (cfr. Mt 5,17-48) dopo averne proclamato l’elevazione nelle beatitudini (cfr. Mt 5,1-10) e la sintesi nella consegna della legge interiore del comandamento nuovo dell’amore (cfr. Gv 13,34-35; 15,10-17). 

Giungeva al compimento supremo nel sacrificio dell’amore che cancella il dis-amore di tutti i peccatori facendosi condannare, da innocente, sull’infame patibolo della croce, al fine di evitare la loro giusta condanna ed effondere, nell’abisso del suo amore infinito di uomo-Dio, la misericordia del Padre e lo Spirito Santo che è vita e risurrezione per tutti nell’universo intero. Ora la salvezza è per tutti. L’opera della redenzione è compiuta. Tutti i peccati, di tutti i tempi, sono stati perdonati, Sono state riaperte le porte del paradiso.

Non c’è tempo da aspettare. Bisogna entrare subito nel sacrificio dell’amore. Non è difficile. Basta cominciare partecipando alla Santa Messa, già ogni domenica, l’indomani dopo il sabato, ricorrenza storica settimanale della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Vi partecipiamo pienamente unendo i nostri sacrifici spirituali di amore quotidiano al perenne, unico, sacrificio di Cristo rinnovato, reso presente, vivo e vero, dal sacerdote che continua la sua opera di amore per la salvezza universale di tutti i credenti in lui che comandò, con le divine parole, «fate questo in memoria di me» (1Cor 11,23-29). 

Molto edificante, a riguardo, la lettera di San Francesco d’Assisi (1181/1182-1226), posta da Papa Francesco a margine della sua Lettera apostolica Desiderio desideravi sulla formazione liturgica del Popolo di Dio, del 29 giugno 2022: «Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a Lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da Lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre».

Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

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