In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. (Mt 13, 54-58)
“Si meravigliava della loro incredulità”. Nonostante predicasse già da mesi e sicuramente avesse incontrato tanti peccatori increduli, a Nazaret, Gesù si meraviglia della poca fede dei compaesani. Osservando da vicino la reazione di queste persone, troviamo essenzialmente due motivi, apparentemente contrastanti. Anzitutto trovano difficoltà ad accettare una dottrina così alta. La paternità di Dio, il regno dei cieli, la legge dell’amore, la libertà dello Spirito che porta a superare tutte le angustie delle prescrizioni rituali e sociali sono una buona notizia troppo alta per loro, che erano avvezzi alla mediocrità della tradizione rabbinica.
Un secondo motivo disturbava la fede dei nazaretani. Non accettano che un insegnamento così alto provenisse da una persona comune e molto vicina a loro, che aveva praticato l’arte del carpentiere ed era imparentato con molti di loro. Non accettano quindi che il Messia si incarni umilmente a Betlemme.
Queste perplessità sono spesso anche le nostre. Ci meravigliamo della grandezza del dono e della semplicità dei mezzi. Acqua pura per lavare il peccato originale, solo pane e vino per la presenza reale di Dio nelle nostre chiese, lo Spirito Santo ci è donato e abita in noi. Sembra incredibile e lontano dal concreto: troppo bello per essere vero. Alle volte poi ci imbattiamo in qualche meschinità delle persone che compongono la Chiesa e nei limiti umani di chi la dirige. Questo ci fa dire: “È troppo… per avere origine divina”.
In realtà, il carattere del nostro Dio è tutt’altro rispetto al nostro. Il suo dono è altissimo e ci sbalordisce. Il modo in cui ce lo offre è così umile che crea scandalo ai benpensanti. Dio si presenta con una semplicità affine soltanto agli umili. La nostra dura cervice arriva anche a legare le mani a Dio: “Non poté operare alcun miracolo”.
Voglia il Cielo di non provocare mai con l’ottusità dello spirito una simile paralisi all’azione della volontà di salvezza di Dio nei nostri confronti.