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Il pensiero del giorno

12 Settembre 2024 - Autore: Don Giuseppe Zanghì


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”. (Lc 6, 27-38)


 Chi ha la coscienza in pace perché pratica volentieri i Comandamenti e vive la beatitudine del regno dell’Amore instaurato da Gesù e da Maria, sua e nostra Madre, impronta, nella fedeltà all’insegnamento e all’esempio del Maestro e Salvatore, la propria vita al codice speciale dell’amore ai nemici.

Questi non mancheranno mai nelle vicende della storia personale di noi cristiani, ed è necessario che siano messi in condizione di salvarsi anch’essi, se liberamente lo vorranno.

Pertanto noi veri discepoli di Gesù ci caratterizziamo per la novità cristiana delle relazioni con il prossimo. Amiamo chi manifesta inimicizia contro di noi. Facciamo veramente il bene a chi ci odia e offriamo tratti coraggiosi, pacati e colloquiali, a chi ci maledice e rispondiamo con la preghiera a chi ci tratta male.

Pur essendo lecita e non doverosa la legittima difesa, moderatamente adeguata all’aggressore, logicamente nella semplice sfera del bene individuale, è invece non solo lecita, ma anche doverosa nel contesto del bene comune.

Pertanto ogni cristiano non resiste al malvagio e tanto meno si lascia trascinare nel compromesso a causa della paura di soffrire per la verità; piuttosto non si arrende e porge l’altra guancia, ben disposto a continuare a soffrire per la verità e il bene, invitando l’ingiusto aggressore, s’è del caso, a riflettere sulla gravità delle sue responsabilità (Gv 18,22s). Questa morale dell’amore senza riserva è riassunta nella solenne ingiunzione di fare per il prossimo tutto quanto vorremmo fosse fatto a noi (cfr. anche Mt 7,12).

Noi cristiani siamo ben edotti da Gesù che ci avverte di non aver alcun merito se amiamo solo quelli che ci amano, che ci salutano o ci rendono qualche servizio. Così fanno ordinariamente anche i pagani fra di loro.  Noi cristiani, redenti da Cristo, siamo chiamati invece a vivere le relazioni ordinarie in modo straordinario e ricevere il premio che si addice ai figli dell’Altissimo che “è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”. 

L’esempio vivente e coinvolgente di questo amore ai nemici è Gesù stesso crocifisso che morendo pronuncia le toccanti parole per i suoi crocifissori: “Padre, perdona loro che non sanno quello ch’essi fanno’. Il suo esempio è stato seguito dal diacono Stefano, primo martire cristiano (Atti 7, 60), fino ai martiri di oggi in tutte le parti del mondo

Anche noi, nella tristezza dei tempi e dei luoghi contemporanei in cui dilaga la tentazione della guerra di tutti contro tutti, siamo consapevoli che la preghiera e il perdono preparano efficacemente i tempi nuovi della grazia e della civiltà per mezzo dell’invocazione del perdono rigeneratore di Dio che mostra la sua onnipotenza nella misericordia (Francesco, Misericordiae vultus, 6) e ci rende nuovamente tutti fratelli e sorelle.

E affidiamoci alla Madre della Misericordia e alla preghiera di “tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la loro missione di vita. In particolare il pensiero è rivolto alla grande apostola della misericordia, santa Faustina Kowalska. Lei, che fu chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia, interceda per noi e ci ottenga di vivere e camminare sempre nel perdono di Dio e nell’incrollabile fiducia nel suo amore” (ibidem, 24).



SANTISSIMO NOME DI MARIA

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