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Il pensiero del giorno

10 Maggio 2021 - Autore: Don Andrea Nizzoli

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli vi darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinchè, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate perché io ve l’ho detto.” (Gv 15,26 – 16,4)


Cacciare una persona da un luogo, potrebbe essere un gesto dovuto a razzismo, differenza di classe, differenza culturale, ma comunque è un gesto che ha conseguenze sociali rilevanti. Più ancora se il luogo è istituzionale, come è appunto la sinagoga. Bisogna che il motivo sia grave, proprio come potrebbe essere l’incompatibilità assoluta tra la persona che vuole accedere e il gruppo o istituzione a cui appartiene quel luogo. Questa è la divergenza che caratterizza Gesù Cristo e il mondo.

È il motivo della “fuga dal mondo”, come fuga dal peccato anzitutto. Nei primi secoli della Chiesa, si diffusero i monaci del deserto egiziano con la loro fuga materiale dalla civiltà pagana, di cui è mèntore il grande sant’Antonio abate. La sua fuga non fu mai vile e rinunciataria. Fu una bella e piena fuga morale, che consolidava un santo giudizio su tutto ciò che esiste al mondo.

Questo lo possiamo fare tutti noi. Quando fu indispensabile, lasciò il suo romitaggio per affrontare problematiche molto contingenti, come quelle ereticali, politiche e sociali. Ne fu meravigliosamente in grado, avendo cercato e poi indossato una conoscenza del Salvatore, per cui il suo umanesimo fu l’opposto di quello che umiliò il Cristo sul Calvario e che fu perdonato per l’offerta e la preghiera del Cristo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno“ (Lc 23, 34).

È salutare e salvifico appartenere alla schiera di quelli che hanno dato priorità alla conoscenza della Verità che abbatte tutti i peccati e libera in noi la vita eterna. Allora la priorità è appartenere alla schiera di quelli che sanno. Conoscere l’amore di Cristo e amare come Lui, è possedere la vita dando spazio all’azione del Paràclito che deborda mellifluo dalla vita personale di chi l’accoglie. È di per sé giudizio e segno di contraddizione, ma è anche pace e salvezza che ama e accoglie. Travolge tutti i mali e tutti i malvagi di questo mondo.

Ci doni il Signore la stessa bellezza della sua anima. Questa bellezza nutre l’intelligenza di chi lo incontra senza sforzo, è come bere l’essere pieno di grazia e verità, è il miglior tonico per l’intelligenza. Mediante questa immagine estetica, la Chiesa con il volto dei suoi Santi, trasfigurato dal Paràclito, ha vinto mille battaglie e vincerà anche l’odierno relativismo.


San Giovanni d’Avila Sacerdote e Dottore della Chiesa

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