In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri. (Mc 12,35 – 37)
Che Gesù sia il Signore di tutta la terra e quindi anche di tutti gli uomini vissuti nel tempo, tra cui il re Davide, è intuibile e scontato, dando una lettura della Sacra Scrittura in senso spirituale, cioè direttamente legata a tutta la parabola vitale di Gesù Cristo. Le promesse messianiche dicevano che dalla stirpe di Davide sarebbe giunto il Messia. Così è stato, essendo i genitori di Gesù discendenti del santo re d’Israele, che dicendo «al mio Signore» parlava appunto del Messia che sarebbe giunto sette secoli dopo di lui. Ciò che manca agli Ebrei del tempo e li mette in chiara difficoltà è la lettura fondata sulla fede. Non erano diventati atei, ma la loro fede era viziata da tanti compromessi e connivenze con le leggi umane. Quando manca la fede, la Sacra Scrittura diventa per il lettore un documento storico-letterario, colmo di punti oscuri, incoerenze, discordanze e contraddizioni. L’autore del testo sacro, invece, è lo Spirito Santo, che usa parole di uomini ispirati: «Le parole di Dio, infatti espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto la debolezza dell’umana natura , si fece simile agli uomini» (CCC 101). La Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello Spirito, mediante il quale è stata scritta (CCC 111).
Nei testi sacri c’è sempre un doppio senso, uno spirituale e uno “terreno”. Il senso spirituale è uno solo, perché proviene dallo Spirito divino. Ciò che trasmette il singolo scrittore sacro, presenta delle differenze, perché gli uomini hanno un’indole diversa, come vediamo anche nei quattro Vangeli, ma questo testimonia che all’opera hanno davvero concorso divinità e umanità. Le differenze sono plausibili, come differenti sono le descrizioni che danno quattro diversi testimoni, quando dovessero descrivere un accadimento. Sono un arricchimento, mai una contraddizione.
E’ di grande ausilio, come disposizione della fede, approfondire e vivere tutti i venti misteri del Santo Rosario, che è un ottimo percorso cristologico, ripercorrendo soprattutto i momenti in cui Gesù dà quei grandi insegnamenti che la ragione non osava sperare e che sono l’unica piena risposta alla fame di verità della nostra anima. E’ bene accostarsi alla Bibbia con questa disposizione interiore. Ascolterai i consigli di Colui che ti conosce, ti ama e sa di cosa hai bisogno.
La fede cristiana tuttavia non è una “religione del Libro” Il Cristianesimo è la religione della Parola (Verbum) incarnata di Dio: una Parola, cioè, che non è una parola scritta e muta, ma una Persona, il Verbo incarnato e vivente Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato, affinché comprendiamo le Scritture (CCC 108).