In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle» (Mt 5,38 – 42).
Questo principio richiamato da Gesù è analogo al principio fisico «ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria». L’ente-Stato rappresenta l’autorità nelle società moderne, ed adotta questa legge scientifica per difendersi dagli omicidi, dai furti, dai soprusi giustiziando gli assassini e togliendo i beni acquisiti illecitamente, oppure opponendosi militarmente agli invasori. Questa autodifesa esisteva anche nell’Antichità e nell’Israele nell’Antico Testamento.
Oggi è in corso un movimento che tende a ridurre le detenzioni e ad abolire la pena di morte, ma la giustizia spesso latita. Seguire Cristo è un atto di perfezione evangelica. Egli ci ha insegnato che per essere indulgenti verso il peccatore bisogna anche premiare generosamente chi opera nel bene.
Qui le scelte sono tutt’altro che facili. E’ possibile compiere un’opposizione al male assai efficace, rendendolo inoffensivo, ma poi bisogna spingere il peccatore ad una vera revisione della propria vita. Quando l’acqua di un torrente, nel corso di una piena invernale, urta contro un argine, può travolgerlo e distruggere ogni altro ostacolo. Se l’acqua finisce, però, in un terreno sabbioso, viene completamente assorbita. La dolcezza e l’umiltà sono paragonabili al terreno sabbioso della metafora e rappresentano un potente rimedio che smorza la violenza.
La bellezza dell’anima “travolge”, infatti, in senso positivo, convertendo i peccatori. Famosa, a riguardo, è la “parabola dell’umiltà” raccontata da diversi Padri della Chiesa. Un giorno i cedri dissero alle rose di campagna: «Siete piccole e deboli, eppure le tempeste non vi spezzano, mentre noi siamo grandi e le tempeste ci sradicano». I cespugli di rose risposero: «Ma noi quando viene la tempesta e il vento forte ci flettiamo da una parte e dall’altra, voi invece vi opponete al vento». L’anziano che aveva raccontato questa parabola aggiunse: «Bisogna cedere alle offese, lasciare che l’iracondo si adiri, e non resistergli in alcun modo, per quanto è possibile all’incolumità. Oltre a evitare che la giustizia degradi in spirito di vendetta e di violenza, operare in questo modo è un po’ come “costringersi” alla bellezza dell’anima».
Nell’Antico Testamento di colui che non si adira innanzi alle offese viene detto: «è come se ponessi braci ardenti sul capo di chi ti offende», cioè l’effetto della calma riflessiva è paragonato a quella di un fuoco purificatore. Nella civiltà cristiana sono state scritte pagine molto belle anche riguardo alla moralizzazione della guerra. Reparti come il nostro corpo degli Alpini, che ad armi pari hanno sempre vinto le battaglie contro il nemico, si contraddistinguono per l’umiltà, lo spirito di sacrificio e l’obbedienza, senza esecuzioni sommarie, senza saccheggi, senza torture e stupri, operando per la giustizia nella carità.