In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!» (Mt 6,19 – 23)
Precisando i termini usati in questa parabola, Gesù con la parola “tesoro” non indica la proprietà. Essa è indispensabile per vivere e lavorare. Il tesoro, nell’antico Israele era spesso nascosto in un campo, perché le banche come le conosciamo oggi non esistevano. Spesso questo accumulo debordava dal giusto risparmio per divenire un fattore di presunta sicurezza, mai veramente utilizzato dalle famiglie. Ci si compiaceva del sentirsi ricchi.
Esiste una proprietà necessaria e un giusto risparmio, che non possono essere poste in formule matematiche. Ciascuno abbia ciò che serve alla propria santificazione, ma oltre non si può pianificare: siamo qui chiamati ad una scelta personale e sapiente, nella ricerca della volontà di Dio. La proprietà superflua non deve restare tale e quale: o la si mette a frutto, o non è nostra. San Basilio () affermava che essa appartiene ai poveri e portava spesso l’esempio di colui che a teatro occupava due posti innanzi a diverse persone in piedi.
Tutti risparmiamo per poter affrontare le malattie e i periodi difficili. Sicuramente il motivo è ragionevole, ma ci si può illudere fino al punto di credere che i beni e il denaro possano proteggerci da ogni male e addirittura salvarci. Questo atteggiamento è vera e propria idolatria, come accadeva nel mondo pagano, quando si attribuiva ad una statua fatta da mani d’uomo un potere divino che non possedeva. Anche il ricco del Vangelo aveva creduto che il suo abbondante raccolto e i suoi magazzini pieni gli avrebbero assicurato una lunga vita felice sulla terra, dimenticando che la vita e la morte sono nelle mani di Dio (Lc 12,16 – 20). Tutto ciò che abbiamo donato con amore lo ritroveremo abbondantemente nell’eternità, come quei “meriti” a cui tutti possono accedere e che sono inseparabili dalla persona che li ha compiuti. Sono un tesoro che è la perfezione personale e l’ornamento che apparirà nell’eternità sulla singola persona, cioè quell’immagine e somiglianza di Dio che ci siamo sforzati di edificare in noi, autentica bellezza del cuore. Ma fin d’ora è bello osservare come nessuno supera Dio in generosità. Si inizia praticando l’elemosina con prudenza, ma a fine mese si constata che questo non pesa affatto alle finanze personali! Dio vede, provvede e moltiplica. La carità procede, benedetta dal Signore.