In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8, 18 – 22).
Anche a noi, come ai primi discepoli, in certi momenti della nostra vita Dio ha parlato forte e chiaro: «Seguimi!». Da quei momenti sono scaturite le scelte più importanti per la nostra vita.
Forse inizialmente Lo abbiamo seguito in modo un po’ malsicuro, volgendoci indietro e chiedendoci se quella strada fosse veramente la nostra. E in qualche punto del cammino abbiamo forse fatto l’esperienza di Pietro dopo la pesca miracolosa, siamo, cioè, stati spaventati dalla Sua grandezza, la grandezza del compito e dall’insufficienza della nostra povera persona, così da volerci tirare indietro: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore!» (Lc 5,8).
Ma la parola di Dio cresce in noi e instaura il Suo Regno grazie all’opera dello Spirito e alla testimonianza che, a volte, viene chiesta esercitando la virtù della fortezza. Dove ci sono i martiri, lì ci sono i più grandi testimoni e quella Chiesa locale viene innaffiata dal sangue dei martiri. La testimonianza inizia giorno dopo giorno e può finire come Gesù, il primo martire, il primo testimone, il testimone fedele: con il sangue. Ma c’è una condizione perché la testimonianza sia vera: deve essere senza condizioni. «La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla parola stessa di Dio, il quale non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all’esperienza umana, ma “la certezza dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale”. Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio» (CCC n.157).
In questa pagina del Vangelo, c’è quest’uomo che dice al Signore di seguirlo, ma chiede una condizione: di andare a congedarsi o a seppellire il padre. Il Signore lo ferma: «No»! La testimonianza è senza condizioni, deve essere ferma, decisa, consona alle parole che Gesù utilizza: «Il vostro linguaggio sia sì,sì, no, no» (Mt 5,37).Questo è il linguaggio della testimonianza.
Generalmente accade che il Salvatore, ottimo pedagogista, con grande bontà, ci ha preso per mano, ci ha tratti a sé e ci ha detto: «Non temere! Io sono con te. Non ti lascio, tu non lasciare Me».