
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!» (Mt 11,20 – 24)
Le città e i villaggi della Galilea erano stati i primi destinatari dell’attività messianica di Gesù, del suo insegnamento e dei suoi gesti di potenza, eppure non si erano convertiti. Di qui l’amara apostrofe contro i capoluoghi della Galilea, che riproduce lo stile delle condanne profetiche lanciate contro Tiro e Sidone (Am 1,9 – 10) e delle invettive contro la stessa Gerusalemme.
Forse Matteo anticipa il giudizio di biasimo pronunciato da Gesù alla conclusione del suo ministero in Galilea, prima di dirigersi verso la Giudea. Le città di Corazim e Betsaida vengono confrontate con Tiro e Sidone, due città pagane della Fenicia, assunte dai profeti come “tipo” della ribellione a Dio. Cafarnao è messa a confronto con Sodoma, la città più malvagia per la letteratura biblica. Gesù aveva stabilito a Cafarnao il Suo domicilio, facendone il centro privilegiato della Sua missione, perciò la condanna contro di essa sarà più severa: invece di essere esaltata sino al cielo, di essere glorificata per la sua grandezza, sarà sprofondata nello Sheol, il regno della morte. Le città della Galilea avevano sperimentato la potenza risanatrice di Gesù, avevano goduto della presenza dello Sposo, perciò nel Giudizio universale saranno giudicate più severamente delle altre, perché non hanno corrisposto all’iniziativa dell’amore divino. I miracoli sono denominati da Matteo “azioni di potenza”, dato che manifestavano la potenza di Dio e dovevano costituire un segno inequivocabile della Sua presenza operante nell’attività di Gesù. Da questo passo emerge l’importanza dei miracoli come segni del tempo messianico già in atto.
Viviamo una vita esposta ad ogni pericolo: Adamo apostatò in Paradiso e Satana in cielo. Non è il debole che si separa da Dio, ma chi perde la fiducia in Lui. Con l’elezione, Dio mostra la Sua fiducia verso di noi, ed ora esige la stessa fiducia da parte nostra. Non si può sbagliare quando c’è la fiducia reciproca. Lo esprime bene la preghiera al Sacro Cuore di Gesù di san Claudio della Colombière (1641-82): «Gli uomini mi possono togliere tutti i miei averi e il mio onore, le malattie mi possono togliere le forze, con il peccato posso perdere la Tua grazia; ma non perderò mai la fiducia in Te». C’è chi cerca la felicità nella ricchezza, chi nell’intelligenza o nella sicurezza di vita, o nelle opere buone e le molte preghiere. La mia unica fiducia è il fatto che ho fiducia, una fiducia che non ha mai ingannato nessuno.