In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”» (Mt 13,24 – 30).
La parabola del grano e della zizzania affronta il problema del male nel mondo e contemporaneamente mette in luce l’atteggiamento paziente di Dio. La scena si svolge in un campo, dove il padrone ha seminato del buon grano: di notte arriva il nemico, che semina la zizzania, termine che in ebraico ha la stessa radice del nome “Satana”, che richiama il concetto della divisione. Il demonio è uno “zizzaniatore”, che divide gli amici, le famiglie, le nazioni e i popoli. I servitori vorrebbero strappare subito la malerba (Lolium Temulentum = ubriacante a causa di una tossina alcaloidica, che viene da un un fungo infestante), ma il padrone ferma quello che il poeta russo V. Ivanov (1866–1949) chiama «misticismo anarchico»: «Via da me, maledetti, nel fuoco eterno». I servi vorrebbero subito distruggere la zizzania. È la reazione immediata di un’anima che viene per la prima volta a contatto col male. E’ impossibile edificare il paradiso in terra, verremo sempre a contatto col maligno. La risposta del buon padrone è: «Lasciate che l’uno e l’altro crescano insieme». Il bene e il male sono così fusi e confusi che un’azione radicale contro il male danneggerebbe anche il bene. Zizzania e grano sono molto simili ed è difficile distinguerli. Se riflettiamo bene, quante volte noi stessi siamo zizzania per il prossimo, e se Dio operasse secondo giustizia ci punirebbe immediatamente…
L’insegnamento della parabola è duplice. Anzitutto dice che il male nel mondo non proviene da Dio, ma dal suo nemico, il Maligno, che è una creatura angelica decaduta. Non esiste un Dio del male. Il diavolo opera con una perfida astuzia, seminando in assenza di luce una malerba confondibile. Ma Dio alla fine farà luce eterna.
Il secondo insegnamento si nota nella contrapposizione fra l’impazienza dei servi e la paziente attesa del proprietario del campo, che rappresenta Dio. Noi abbiamo spesso fretta di giudicare e classificare buoni e cattivi. Dio sa attendere. Osserva profondamente il cuore dell’uomo, vede semi di bene adombrati dal peccato, ma sa aspettare con fiducia che maturino e diano frutto.
Che bello questo aspetto: il nostro Dio è un Dio paziente, che ci attende vigilante per accoglierci amorevolmente e perdonarci, se ci rivolgiamo a Lui.
Pazienza e solida speranza nel Signore sono le virtù dei santi, ma anche l’atteggiamento dell’uomo prudente. Certamente Dio non ha bisogno di sopportare alcun male. Se opera in questo senso, lo fa secondo quello che Ivanov chiama «misticismo del consenso», espresso nel Cenacolo di Leonardo da Vinci (1452-1519), dove Cristo è raffigurato nel momento in cui dice agli Apostoli «Uno di voi mi tradirà» (Gv 13,21). Il maligno è potente, s’insinua anche nelle migliori realtà umane. Gesù china il capo e non si adira. Poteva agire diversamente, ma comprende il grande disegno del Padre suo. Per la salvezza del mondo, anche il male è uno strumento positivo finalizzato alla vittoria finale. Il peccato rimane tale e quale, ma nelle mani del Dio di Misericordia si trasforma in «felice colpa».