In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!» (Mt 13,16 – 17)
I concetti filosofici sono spesso astratti e non sono di immediata comprensione. Un esempio chiarisce tutto. Sorprendono, allora le parole di Gesù, quando dice ai discepoli di parlare in parabole alla gente perché alla generalità del popolo non è dato di conoscere i misteri del Regno dei Cieli, mentre gli Apostoli li chiama “beati” perché vedono e ascoltano. Dio vuole si portare ognuno di noi a conoscenza dei misteri del Regno, ma poco alla volta, secondo il grado di maturazione spirituale di ciascuno. Nell’arte, la sensibilità cresce con l’intendimento e la profondità di conoscenza. Chi non si intende di musica può ascoltare un concerto sinfonico e dire che apprezza o meno, ma diversa è l’opinione di un critico d’arte o di un compositore. In egual modo le pagine del Vangelo non vengono mai comprese integralmente. Progredendo nella purezza spirituale, la stessa parabola, letta tante volte, svela aspetti nuovi per la comprensione del Regno dei Cieli. A coloro che non vogliono credere, il mistero resta velato, affinché non venga “sconsacrato”. Facendo riferimento ad un antico adagio, tramandato nei secoli, possiamo dire riguardo a costoro: combattono la Chiesa, ma non sanno cos’è. Ma così neanche la insudiciano.
I libri sacri non dicono nulla dei nonni di Gesù, bisogna accontentarsi di un testo apocrifo del II sec., il Protovangelo di Giacomo, detto anche “storia della natività di Maria”. Non è di ispirazione divina, ma qualche notizia utile potrebbe essere ugualmente carpita. Gioacchino era un pastore abbastanza ricco, ogni anno portava doni abbondanti al Tempio. Un anno fu rifiutato dal sacerdote perché non aveva ancora dato il frutto della primogenitura al Signore. Gioacchino e Anna erano sterili e, secondo una certa mentalità ebraica distorta, su di loro incomberebbe una maledizione. Gioacchino avrebbe dovuto cercarsi un’altra donna, ma ciò era fuori discussione per il tenero amore che lo legava ad Anna. Si ritirò per quaranta giorni in un luogo solitario, in preghiera e penitenza, implorando il Signore. Quando Anna seppe di questo fatto, si ricordò di quanto era accaduto ad Abramo e a sua moglie Sara e implorò il miracolo, poi fece ritornare a casa il marito e gli disse di essere stata visitata da un messaggero celeste, che le aveva annunziato che proprio lui, Gioacchino, le avrebbe dato un figlio.
Nacque Maria, che fu chiamata così perché quel nome significa “Amata da Dio”. Gioacchino portò la bimba al Tempio, con tutti i suoi doni, e l’anno dopo invitò a casa sua tutti gli amici, coi capi del popolo e i sacerdoti. Essi stesero le mani sulla bambina e pregarono così: «Dio dei nostri padri, benedici questa fanciulla e fa che il suo nome rimanga celebre in tutte le generazioni». Il popolo rispose: «Amen»! Maria fu poi portata al Tempio per essere educata nella legge di Mosè.
Anna è tutt’oggi molto invocata come protettrice della madri incinte, che a lei si rivolgevano perché chieda a Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare.