In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita (Mt 15,21 – 28).
La donna cananea era originaria della terra a nord d’Israele un tempo detta Fenicia (oggi Libano), caratterizzata da un forte degrado religioso, essendo rimasta integralmente pagana. Vi abbondavano i pali e i boschetti sacri, segni del culto sessuale orgiastico. Oltre a ciò, non mancavano i sacrifici umani, pertanto era proibito agli Ebrei avere contatti con quelle popolazioni perché esse mettevano a rischio la fede del Dio d’Israele.
Innanzi al grido desolato della donna pagana, può sconcertare il silenzio di Gesù, che infatti provoca la reazione dei discepoli. Ma non si tratta di insensibilità al dolore. Sant’Agostino commenta a ragione: «Cristo si mostra indifferente verso di lei, non per rifiutarle la grazia, ma per infiammarne il desiderio» (Sermo 77,1: PL 38,483). Inizialmente Gesù obbedisce alla legge, ma poi lo Spirito trasgredisce la legge e deborda in carità. Alla fine Gesù loda la donna per la sua fede. Così funziona l’ecumenismo cattolico, che la Chiesa professa pubblicamente perlomeno dal tempo del Concilio Vaticano II. Riconosciamo che tutte la società umane, quindi anche la Chiesa cattolica, hanno i loro limiti stabiliti dal diritto, ma crediamo nello Spirito Santo, che li “trasgredisce” per condurre a Gesù tutti gli uomini di buona volontà. Anche gli uomini possono farlo? Soltanto se sono sicuramente condotti dallo Spirito Santo, per seguire le misteriose vie della grazia di Dio.
La fede ha le sue tappe. Inizialmente non conosciamo tutti gli insegnamenti del Vangelo, ma sappiamo che Dio ci guida e possiamo avere fiducia in Lui. Così Abramo lasciò la sua terra, seguendo un divino consiglio; così gli Apostoli ascoltavano Gesù, fino ad aderire a tutto il suo insegnamento e divenire loro stessi maestri di fede. La fede cresce nella conoscenza dei suoi contenuti attraverso la vita. Chi cresce nella fede ha bisogno di studiare e approfondire le conoscenze religiose. In questo c’è il rischio di credere più a ciò che si è imparato che a Cristo stesso, ma la conoscenza non deve intaccare la fiducia iniziale, che è il motore di un intimo rapporto con Dio. Come diceva spesso santa Faustina Kowalska: «Gesù ho fiducia in te»!
Sei sono gli effetti della fede (Tanquerey): unisce a Dio, è atto meritorio, è sorgente di consolazione, rafforza la volontà, illumina l’intelletto, è l’inizio della futura visione di Dio. In sintesi potremmo dire: per chi crede, tutti i pensieri e i sentimenti sono in Dio e con Dio.
Chi crede è un po’ come il ferro rovente. Il ferro è freddo, ma riscaldato al fuoco dà luce e scotta come il fuoco. Così la mente umana. Una persona semplice, se è credente, guarda avanti, e anche se è prudente, procede con sicurezza nella strada della vita e non ha bisogno di argomenti per nutrire la sua decisione. Chi crede in Dio non ha bisogno di argomenti, ma chi non crede, nessun argomento lo aiuterà.