
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,34 – 40).
Gesù recita lo Shemà, la preghiera che il pio israelita recita più volte al giorno, soprattutto la mattina e la sera (Dt 6,4 – 9): la proclamazione dell’amore integro e totale dovuto a Dio, come unico Signore. L’accento è posto sulla totalità di questa dedizione a Dio, elencando le tre facoltà che definiscono l’uomo nelle sue strutture psicologiche profonde: cuore, anima e mente.
Il termine “mente” contiene l’elemento razionale. Dio non è soltanto oggetto dell’amore, dell’impegno, della volontà e del sentimento, ma anche dell’intelletto, che pertanto non va escluso da questo ambito. E’ anzi proprio il nostro pensiero a doversi conformare al pensiero di Dio. Contro gli gnostici, sant’Ireneo di Lione, che era molto polemico verso chi si crede grande perché possiede il sapere, scrisse parecchie opere. La perfezione consiste nella carità. Questo non significa che i cristiani non apprezzino scienza e conoscenza. L’intelligenza è un’immagine di Dio nell’uomo, ma senza la carità la conoscenza è un albero senza frutti. Al contrario, colui che ama raggiunge una conoscenza superiore, spirituale, che gli apre gli occhi sul mistero dal Padre, che è carità.
Poi, però, Gesù aggiunge qualcosa che, in verità, non era stato richiesto dal dottore della legge: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso». L’aspetto sorprendente della risposta di Gesù consiste nel fatto che Egli stabilisce una relazione di somiglianza tra il primo e il secondo comandamento, definito anche questa volta con una formula biblica desunta dal codice Levitico di santità (cfr Lv 19,18). Ed ecco quindi che nella conclusione del brano i due comandamenti vengono associati nel ruolo di principio cardine sul quale poggia l’intera Rivelazione biblica: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i Profeti» (Mt 22,40).
Due amori, quindi, inseparabili per due ragioni. La prima la dà l’Antico Testamento. Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Chi ama il prossimo ama un’immagine di Dio, chi ha nostalgia di chi ama, ha bisogno di contemplare il suo ritratto. La seconda la dà il Nuovo Testamento. In Gesù Cristo Dio e l’uomo sono uniti in una sola persona: ciò vale anche per tutti gli uomini, con i quali Cristo si è espressamente identificato: «Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). L’amore per Dio invisibile è divenuto visibile e realizzabile nel nostro mondo umano.
Essere discepoli di Cristo è mettere in pratica i suoi insegnamenti, che si riassumono nel primo e più grande comandamento della Legge divina, il comandamento dell’amore. L’amore verso il prossimo nasce dall’ascolto docile della Parola divina. E’ un amore che accetta anche dure prove per la Verità della parola divina. In questo modo il vero amore cresce e la Verità risplende in tutto il suo fulgore. Quanto è importante ascoltare la Parola e incarnarla nell’esistenza personale e comunitaria!