Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato» (Lc 6,1 – 5)
Non è facile entrare nella mentalità ebraica del tempo. I farisei, con il loro attaccamento eccessivo alla Legge, ritenevano che strappare delle spighe in giorno di sabato, violasse il riposo festivo, ma quando lo scrupolo legale non viene bilanciato dal così detto “buon senso” una legge diviene una barriera, che inceppa e intristisce la nostra vita, pur riuscendo a garantire un minimo di ordine. Un dirigente apprezza e considera la precisione di un impiegato, ma è il caso di ammirare la disciplina di un operatore se è al servizio di un commercio disonesto? Il significato di ogni ordinamento è la salvaguardia della vita. Una prescrizione è tanto più valida quanto più aderisce alla vita, ciò che è meno importante rispetto ad essa deve cedere il passo.
Il quarto comandamento prescrive di onorare il padre e la madre, ma, passando gli anni, potrebbe venire un tempo in cui sarà morale che i genitori obbediscano ai figli, non essendo più in grado di salvaguardare la propria vita.
Siamo sempre sobri e attenti alla nostra persona, vestendoci con ordine e pulizia, ma tutti ci esporremmo senza esitare al pericolo per salvare qualcuno.
E’ il medesimo equilibrio che deve guidare l’osservanza della leggi: «La legge nuova è la Grazia dello Spirito Santo ed è chiamata legge dell’amore, perché fa agire in virtù dell’amore che il medesimo spirito infonde, più che sotto la spinta del timore; legge di grazia, perché per mezzo della fede e dei sacramenti conferisce la forza della grazia per agire; legge di libertà perché ci libera dalle osservanze rituali e giudaiche della legge antica, ci porta ad agire spontaneamente sotto l’impulso della carità, ed infine ci fa passare dalla condizione di chi “non sa quello che fa il suo padrone” a quella di amico di Cristo, “perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15), o ancora alla condizione di figlio erede» (CCC n.1972).
Senza prudenza, affermava sant’Antonio abate, le virtù si convertono in vizi. Essa deve essere riservata alle leggi umane o anche alle leggi di Dio, scritte nella Bibbia? Gli Ebrei erano convinti che ciò che è biblico è divino, e non si può in alcun modo adattare. I Padri della Chiesa affrontarono il problema e dicevano che se le leggi sono vere, sono divine e non c’è differenza fra legge di Dio e le leggi della natura. Gesù, a riguardo, propone l’esempio concreto di re Davide, che non esita a infrangere una legge liturgica per servire la vita.