In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande» (Lc 6,43 – 49)
In alcuni luoghi della terra, ad esempio in Congo, le case vengono costruite letteralmente sulla sabbia. Durante la stagione delle piogge la violenza dell’acqua travolge ogni cosa, e le case più deboli vengono spazzate via. Il terreno sabbioso è simbolo di mutevolezza, d’incostanza, di pericolo, di instabilità. Un’instabilità che nella vita morale si manifesta in tanti modi. Un matrimonio basato solo sull’innamoramento iniziale rischia di finire nel divorzio, perciò si consiglia ai fidanzati di guardarsi dai sentimenti facili, dai primi impulsi. Si richiede di fare una scelta seria, aiutata dalla razionalità e portata avanti da una ferma e costante volontà. Ma la volontà difficilmente è ferma: l’anima umana è soggetta a cambiamenti, e cambia anche la decisione di vivere insieme «per l’eternità». La volontà umana ha bisogno di sostegni: i Dieci Comandamenti di Dio sono proprio questo: un «sostegno della volontà».
Il fidanzamento sia casto, così che non vi sia alcuna facile compensazione dei propri limiti. Essi lascino pure emergere tutte le debolezze legate al peccato originale, che sicuramente troviamo in qualunque persona, sia anche la più santa di questo mondo. Esiste una certezza inequivocabile: ogni persona è sempre troppo piccola per ciò che vorrebbe il cuore umano. Tutti vorremmo essere come Maria. La persona va amata soprattutto quando emergono le imperfezioni più connaturate, che ci rendono deboli e piccoli. Un anno di fidanzamento trascorso nella fedeltà a Dio comporta senz’altro qualche croce imprevista, giacché la via che Dio ha disposto per ognuno è che si proceda di croce in risurrezione. La fede è sempre messa alla prova.
Permane un sentimento di consolazione anche innanzi ai limiti manifesti? Come reagisci innanzi alle prove della vita? Riconosci una croce appartenente alla tua vita o rifiuti il mondo intero? Se un sentimento permane dopo queste verifiche, non è dovuto ad ignoranza ed errore, non intacca intelligenza e volontà, corrisponde alla realtà. Allora possiamo lasciarci sedurre da un accadimento cui corrisponde un sentimento fondato sulla roccia di Cristo. Come uno stabile castello medioevale, detto “rocca” perché fondato sulla roccia, cioè sulla natura, che altro non è che «ciò che è prodotto dalla volontà di Dio», ove risiede la famiglia nobile d’animo e di virtù cristiane, come ricorda la storica Regine Pernoud nella sua opera Luce del Medioevo.
San Giovanni Gabriele Perboyre Sacerdote vincenziano, martire