In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza (Lc 8,4 – 15).
C’è una differenza incolmabile tra un territorio lasciato completamente incolto e le colline della nostra terra, che sono frutto della natura e della cultura cristiana, in santa collaborazione. In Europa anche un bosco rivela una presenza umana, per cui non è un groviglio invivibile di rovi e malerbe, come il cuore di un peccatore. La parabola di oggi paragona un campo alla nostra vita interiore. Dio stesso coltiva questo campo gettando il buon seme, ossia ispirazioni, idee, immagini, progetti che sorgono nella nostra mente. Purtroppo anche il maligno è un seminatore scientificamente accurato, Noi stessi dobbiamo avere la prudenza di chiedere spesso al Salvatore se quanto abbiamo concepito corrisponde alla sua volontà.
Sia il bene che il male iniziano con un pensiero. Il buon coltivatore controlla le sue colture, e sradica le malerbe. Così dobbiamo fare noi nella vigilanza spirituale: le idee che sorgono dentro di noi sono come le parole, suggeriscono di lavorare o di oziare, propongono sia il bene che il male.
Dio si rivolge a noi direttamente in Cristo con le sue parabole, o indirettamente con tutti gli accadimenti della giornata, sia esteriori che interiori. Dio è un giardiniere molto esperto e sa quali pensieri ispirare, assapora il frutto fin dal seme più piccolo, che solo un esperto sa riconoscere. Il Padre ci giudica terra buona. Noi spesso dubitiamo di noi stessi, ma Dio ha di noi un’alta opinione e sa che ogni persona è capace di fare opere sante. Se ci rendessimo conto di ciò, nel mondo sparirebbe il pessimismo. Possiamo trasformare noi stessi e l’ambiente in cui viviamo. Anche i malati e i deboli possono fare un bene incommensurabile, anche chi ha un caratteraccio, umanamente insopportabile. Ogni terra può far crescere saporose virtù, quando accetta Gesù come agricoltore.