
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 10,13 – 16).
Una maledizione è un modo per chiamare un’entità superiore ad intervenire contro qualcuno verso cui non si riesce a porre rimedio. E’ come quando un bambino non riesce a difendersi da solo e chiama in aiuto un adulto. Gli Ebrei spesso chiedevano a Dio una punizione verso i nemici. Successivamente maledire appare un elemento decisamente meno magico quanto profetico.
Non siamo noi ad invocare la punizione, sono coloro che fanno del male che si autocondannano. Attirano su di sé ogni sorta di malignità con il loro comportamento (Sal 11,5 – 7).
La maledizione di Cristo è di questo genere. Un avvertimento profetico: non resistete alla grazia di Dio, altrimenti il male cadrà su di voi.
Chi oggi si reca in Terra Santa, quando vede le rovine di Cafarnao prova un senso di sgomento. E’ uno dei luoghi più sacri al mondo, quel paese era la sede operativa del gruppo apostolico di Gesù. Scelse lì i suoi dodici Apostoli ed ha insegnato anzitutto in quella sinagoga. La basilica di San Pietro dovrebbe essere qui, al posto delle rovine dell’antica sinagoga. Ma proprio queste rovine sono un segno eloquente: sono immagine dell’anima che ha ricevuto tanti insegnamenti da Gesù, ma non li ha messi in pratica.
Già Platone si stupiva della contraddizione che esiste fra l’ideale e la realtà del mondo e pensava che fosse insanabile: i pensieri sono tanto più belli quanto più ci portano lontano dalla vita di tutti i giorni. Il Cristianesimo avverte lo stesso contrasto, ma ci esorta con insistenza a superarlo. Cristo è l’idea, il pensiero che ci guida a incarnare anche noi i suoi pensieri e le sue parole. Esse sono destinate a costruire il mondo in modo che non rimangano solo rovine.
Ma anche se fossero rimaste solo rovine, esponile pure al sole di Dio, cosciente pienamente di doverle chiamare rovine, come accade ad un peccatore che, come il figliol prodigo, contempla le rovine di sé stesso. Nessuna discrepanza tra pensiero e realtà. Domanda pure, con molta dolcezza, il potente perdono del Salvatore. Maria Santissima schiaccia la testa a Satana, così come tu schiaccerai il tuo primo peccato: quello dell’orgogliosa autosufficienza di chi si sente il Dio di sé stesso.
Con Gesù e Maria è iniziato un moto di ordine e verità irresistibile. Dio ha promesso a Gerusalemme, indicando con il nome della città santa tutti i figli di Dio e sicuramente anche tutti gli europei odierni, la ricostruzione in una forma più splendida del passato e il dominio su tutte le nazioni (cfr At 15,16).
Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux) Vergine e dottore della Chiesa