In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione» (Lc 17,20 – 25).
Questo brano è detto “piccola apocalisse lucana”, per distinguerla dalla “grande apocalisse” al cap. 21, che riguarda l’aspetto universale e cosmico del Giudizio finale. Poniamo attenzione ai soli primi due versetti. Qui si fa riferimento al destino personale di ogni individuo. La venuta del Regno di Dio era un motivo dell’attesa escatologica dei Giudei. La domanda dei farisei era tipica degli ambienti apocalittici, ma anche oggigiorno vi sono ambienti particolarmente attenti ai segni dei tempi ultimi, nell’attesa del ritorno di Cristo alla fine del mondo.
Gesù esclude ogni precisazione di carattere temporale e locale circa la venuta del Regno. Anzi, soggiunge, con tono di rimprovero, che il Regno era già presente e operante in mezzo ai discepoli: essi aspettavano una manifestazione esterna e spettacolare, mentre invece si attuava nella sua missione. Le guarigioni miracolose, gli esorcismi, la proclamazione della buona notizia di salvezza per i poveri, indicavano l’irruzione delle forze del Regno nell’attività di Gesù in mezzo al popolo.
L’interesse centrale della predicazione di Gesù era effettivamente il “dominio di Dio”. Le prime parole che il Vangelo riporta, appena Gesù ha confermato di essere il Figlio prediletto del Padre, vincendo per quaranta giorni le tentazioni del demonio nel deserto, sono solenni, grandi, maestose, tanto che le poteva pronunciare solo Dio: «Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo». Chi può mai affermare con certezza che il tempo è compiuto, se non Dio?!
Con questo non si intende qualcosa che verrà una volta o l’altra in un futuro imprecisato. Neppure si intende quel mondo migliore che cerchiamo di creare passo passo con le nostre forze. La parola
“Dio”, correttamente tradotta, è il soggetto, non è una parola aggiunta casualmente al termine “Regno”. Regno di Dio quindi significa: «Dio regna». Egli stesso è presente e determinante per gli uomini del mondo intero. Egli è il soggetto e, dove manca, non resta nulla del messaggio di Cristo. Non è qualcosa che venga ad instaurarsi come si insedia un presidente. E’ già in mezzo a voi! Viene a concretizzarsi ogni qual ci sforziamo di compiere la volontà di Dio.
Succede di accogliere in casa persone piene di Spirito Santo: spazzano via ogni dubbio di fede, sono un invito invincibile alla vita, eliminano ogni tristezza, trasmettono un senso di Dio vicino e manifestano quanto sia dolcissima la sua presenza. Perciò, Gesù è il Regno di Dio in persona: l’uomo nel quale Dio è in mezzo a noi e, attraverso il quale, noi possiamo entrare in contatto con il Padre. Dove questo accade, il mondo si salva.