In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,21.24 – 27). Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene (Mt 15, 29 – 37)
Tante volte accade di concludere un ragionamento senza avere la certezza piena che la decisione finale sia integralmente correttainnanzi a Dio, oppure capita nella preghiera di non sapere neanche bene cosa chiedere, per cui concludiamo con l’umile richiesta: «Donami Padre di fare la tua volontà» (Lc 22,42). La signoria di Dio, alla fine, è sempre ben più importante perché più vera di ogni nostro pensiero e della nostra volontà. Questo è quanto conta maggiormente nella vita dell’orazione, come in tutta la nostra esistenza. Dio parla con i fatti che fa accadere nella nostra vita.
Se desidera un certo tipo di scelta di studio o di lavoro, ci manda le occasioni e le opportunità, ma sta a noi riconoscerle e aderirvi, senza intestardirsi a portare avanti progetti che non corrispondono ai nostri talenti. Apprendere questo giusto ordine della realtà, accettarlo intimamente, confidare in Dio e credere che Egli stia facendo la cosa giusta, che la sua volontà è la verità e l’amore, che la mia vita diventa totalmente buona se imparo ad aderire a quest’ordine, è l’essenziale della visione cristiana della vita.
Contrariamente alla filosofia medioevale cristiana, il pensiero greco antico non distingueva chiaramente la ragione dalla volontà. I greci non concepivano che si potesse ragionare in un modo e agire contrariamente. Il peccato quindi è l’ignoranza, a causa della quale non ti comporti secondo retta ragione. Il poeta latino Ovidio è più aderente ai fatti quotidiani: «Vedo ciò che è bene, ma faccio ciò che è male».
E’ una contraddizione e un’assenza di unità molto umana: ne parla chiaramente san Paolo nelle sue lettere. L’uomo contemporaneo ne soffre abbondantemente, soprattutto in relazione al prossimo. In apparenza vedi persone relazionarsi con abbondanti sorrisi e cortesie, ma dietro le quinte il prossimo è un potenziale nemico,da cui devo guardarmi le spalle, e fin qui sarebbe anche solo santa prudenza, ma si finisce con l’assumere un atteggiamento difensivoche non ama con sincerità, non convince in pieno, non è fragrante.Purtroppo, se trasferiamo questo atteggiamento nel rapporto con Dio, falsiamo anche la sorgente della preghiera. Il Padre Nostrorichiede coraggio e fermezza per dire di cuore: «Sia fatta la tua volontà». Il terreno sabbioso è simbolo di instabilità, che nella vita si manifesta in molti modi. Un matrimonio basato sull’innamoramento, scambiando per un fatto veramente spirituale quanto è solo romanticismo, colmo di sentimenti facili e impulsivi, privo di profondità e razionalità cristiana, è l’esempio oggi più tristemente diffuso. La volontà umana difficilmente è ferma, ha bisogno di sostegni: i Comandamenti di Dio sono proprio questo, un grande sostegno della volontà.
Una delle più belle immagini di Gesù Salvatore lo raffigura come un santo coltivatore, che lega un giovane albero ad un palo, tutore di sostegno. Non lo fa per limitare la crescita del virgulto, ma per dargli un ausilio robusto contro le raffiche di vento, affinché non si spezzi. E’ questo il senso dei dieci Comandamenti.