«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda» (Mt 18,12 – 14).
Nelle antiche catacombe romane fu rinvenuto il dipinto del Buon Pastore che porta la pecora sulle spalle. Alcuni pensano che l’immagine non sia cristiana, ma che fosse stata ispirata da altre tradizioni antiche perché esprime bene il senso della parabola che stiamo commentando.
E’ notorio tra gli allevatori, che se una pecora si perde, non è più in grado di ritrovare il branco. Vi sono diverse altre bestie, che hanno invece una capacità prodigiosa di ritrovare i propri luoghi. Una pecora che rimane sola, invece, è veramente perduta.
Quest’immagine esprime pienamente la situazione umana del peccatore. Senza la grazia di Dio non c’è conversione. E’ quanto narra con grande estensione sant’Agostino: dopo aver vagato per diverse dottrine filosofiche, ebbe un incontro provvidenziale con sant’Ambrogio. Fu il volto di un santo a convincerlo, perché rispecchiava una misteriosa presenza amante, che era ciò che mancava alla sua esistenza. Anche le nostre scelte esistenziali, sono sempre dovute ad un volto che ci ha convinto. Certe notizie le può esprimere solo un volto. Dopo tanta peregrinazione intellettuale, fu un volto vivente a portargli l’indiscutibile grazia di Dio.
Agostino divenne così uno strenuo oppositore dei pelagiani, secondo i quali per convertirsi è sufficiente una forte volontà. In realtà, si constata ampiamente che se non parli con un confessore, non affronti i tuoi peccati, né parlando con te stesso, né tanto meno con Dio! Abbiamo infatti una capacità tanto prodigiosa quanto furbesca di autogiustificare le nostre mancanze, di fare compromessi col peccato, di rimandare a tempo immemore le decisioni. Non esiste una volontà forte, sufficiente a cancellare i peccati commessi.
Per quanto li detesti, gravano sul tuo passato come un macigno. L’assoluzione sacramentale li annulla innanzi a Dio. E’ una nuova creazione. Dio rifà il mondo apposta per te e ti rimanda le occasioni perdute. Questa è l’opera dello Spirito Santo. E’ Gesù stesso che ti prende sulle sue spalle e lo farà sempre, quando lo chiedi umilmente. Con la sua grazia collaboriamo secondo le nostre forze. Allora la volontà umana è fortificata e può fare miracoli.
Gesù è Dio e uomo insieme, e umanamente prova una grande gioia per la conversione di un peccatore, come lo furono Zaccheo o la Maddalena. La gioia è un sentimento che si prova quando si raggiunge un traguardo, dopo essersi impegnati a fondo. Ma una gioia ancor più grande è quando si salva un’anima per la vita eterna. Il grande san Giovanni Crisostomo, rispondendo ai cinici, spesso annoiati cacciatori di novità a tutti i costi, rispondeva molto convinto: «Provate a salvare almeno un’anima dall’inferno, e a condurla sulla retta via, e saprete cos’è la vera gioia».