Li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Lc 7,19 – 23)
La domanda del Battista offre a Gesù l’opportunità di chiarire il significato della sua missione e la natura del suo messianismo, che non corrisponde all’attesa dei Giudei, ma neppure alla concezione che ne aveva il Precursore. Egli non era il Messia politico e terreno atteso dai Giudei, ma nemmeno il severo giudice con la scure ed il vaglio in mano annunziato da Giovanni. Ancora una volta si osserva la distanza tra l’atteggiamento dei capi dei Giudei e delle guide spirituali, che rifiutano prima il Battista ed ora Gesù rispetto all’accoglienza che ricevevano presso il popolo. Giovanni era in carcere nella fortezza di Macheronte: quando venne a sapere dei miracoli e della predicazione di Gesù, mandò due discepoli secondo la mentalità ebraica, affinché la loro testimonianza fosse valida.
Gesù compie alcuni miracoli ed esorcismi innanzi ad essi, in modo che la loro testimonianza fosse ineccepibile. La domanda del Battista: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» ha un carattere ufficiale e si riferisce esplicitamente all’identità messianica di Gesù. L’espressione «Colui che viene» designa infatti il Messia (Sal 118,26).
La risposta di Gesù è desunta dalla Bibbia, quindi è ufficiale, come anche la domanda che pone il Battista. Si rifà alle profezie di Isaia, spesso citate anche a Nazareth nella sinagoga. Gesù omette l’uso di parole minacciose (come in Is 61,2b) perché non è venuto per sterminare i peccatori, come pensava il Battista, bensì per invitarli alla conversione. Giovanni aspettava un Messia quale giudice definitivo, per purificare con il fuoco il popolo d’Israele. Gesù, al contrario, si presenta come un medico misericordioso dell’umanità peccatrice, il Buon Pastore che si prende cura delle pecore disperse e ferite (Ez 34). Anche Giovanni è invitato a non scandalizzarsi per il Messia umile, «che si manifesta e insieme si nasconde nella storia» (cfr A. Poppi – Sinossi dei quattro Vangeli). Possiamo rivolgere questo invito a noi stessi, perché la mentalità razionalista e scientista tende a complicare ciò che non lo è. La semplicità di Gesù è spesso motivo di critica sarcastica. In realtà è veramente chiara e accessibile, veramente sorprendente, tanto quanto riposante.