(Is 60,1 – 6; Sal 71; Ef 3,2 – 3.5 – 6; Mt 2,1 – 12)
Il racconto dei Magi è meraviglioso. Abbraccia cielo e terra, l’Oriente e l’Occidente, la città e la campagna, il mondo dei potenti e quello degli umili. Si respira, leggendo, un senso di universalità non solo per la vastità dello scenario, ma per la presenza di un’umanità in cammino (i Magi), al di fuori di confini precisi, su strade che portano verso orizzonti lontani.
Homo viator, è stato detto: l’uomo è per sua natura un viandante, un inquieto divoratore di strade. E si può essere viandanti anche senza abbandonare la propria casa, quando a muoversi è il cuore con il suo interrogare, il suo desiderare, il suo inquieto cercare. «Ci hai fatti per te e il nostre cuore è inquieto finché non riposa in te», diceva il grande Agostino. E’ dunque la ricerca di Dio la ragione ultima del camminare che caratterizza l’esistenza di ogni uomo. E’ vero che gli instancabili erranti dello Spirito, in cerca del volto di Dio, possono sembrare pochi, ma non bisogna dimenticare che anche quelli che abitualmente si disinteressano di Dio, spesso, hanno solo bisogno di incontrare un volto santo che spazzi via ogni dubbio, come deve essere il nostro stesso volto di battezzati quando lasciamo spazio allo Spirito Santo.
Bisognerebbe, perciò, con tutti i compagni di viaggio che incontriamo sul nostro cammino, stabilire una sorta di elementare, profonda simpatia, che raggiunge la verità ultima di ciascuno di noi: siamo ricercatori di Dio, apparentati da una comune e segreta inquietudine. Anche chi è già giunto alla fede sa che Dio ama nascondersi per poi voler essere cercato – come merita Lui, che è la nostra serenità – con tutto il cuore, mente e forza. Ed è bello pensare e sperare che tutte le voci che salgono dalla terra, voci caotiche, chiassose, di gente che neppure rivolge un pensiero a Dio, possano essere intese dal Signore come invocazioni rivolte a Lui, anche se in forma inconsapevole. C’è chi ha detto: «Questo rumore umano è… forse forse una musica che EGLI ode e accetta» (E. Ionesco). Anche chi è stato già raggiunto dalla sua voce rimane homo viator, sempre santamente attento a cosa accade durante la giornata, con tutti gli imprevisti. Ogni giorno Dio, che parla con i fatti, vuole una risposta consona alla fede.
I Magi oggi indicano tre tappe:
La prima: il superamento di una mentalità che si vuole esclusivamente scientifica, razionale, positivista, quella di chi vuol calcolare tutto, ben sapendo che la nostra esistenza supera tutte le quantità calcolabili, come se fosse possibile porre in cifre il valore della nostra vita, della libertà e dell’amore, o calcolare i moti del cuore umano. Possiamo progettare fino allo sfinimento, ma ci coglierà sempre un imprevisto incalcolabile, a farci alzare lo sguardo al Cielo. Nella via che porta a Dio, è fondamentale lo stupore, che sempre travolge il vero scienziato amante della verità e lo porta a contatto con il “Mistero Amante” che si rivela agli occhi di ogni vero, onesto scienziato. La scienza correttamente intesa sempre avvicina a Dio.
La seconda: nessun compromesso con i potenti di questo mondo. I Magi passano per Gerusalemme, ma non vi si fermano. Incontrano il re, gli uomini di corte, i sapienti, i cattedratici, gli esperti, gli specialisti, ma tengono le distanze. Avevano dei doni, ma si guardano bene dal cederli a Erode. Chi si ferma a rendere omaggio ai potenti corre il rischio di non cercare più e di svendere la propria anima. Bisogna seguire le stelle di Dio e la luce del cuore, autentico ricercatore della Verità.
La terza: I Magi videro il bambino, si inginocchiarono, Lo adorarono, gli offrirono i loro doni. Donavano oro, incenso e mirra, dimostrando la verità della loro ricerca: oro per il Re, incenso per il Sacerdote e mirra per il suo Corpo, in vista della risurrezione della carne. Ma soprattutto donavano le ore di marcia, gli ostacoli affrontati, i deserti attraversati. Donavano il loro cammino. Essi, che erano sedentari per professione, avrebbero potuto accontentarsi di credere e di adorare a distanza, ma in questo modo come avrebbero potuto dimostrare la loro fede amante? La fede non è qualcosa di diverso dall’amore e l’amore non è separabile dall’umiltà. Si comprende il gesto di donare e di prostrarsi.
I Magi ci consegnano oggi questa stupenda lezione. Per incontrare Dio bisogna incontrare Gesù.
E per incontrare Gesù bisogna farsi piccoli come lui.