In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini (Mc 6,34 – 44)
Gli studiosi del Sacro Cuore di Gesù spiegano che con il termine “cuore” s’intende tutta la vita interiore di Cristo, compreso il mondo dei sentimenti. Ma su di esso si soffermano appena, temono che la devozione sembri troppo sentimentale. La psicologia razionale diffida dei sentimenti, che considera come un fenomeno secondario. Un atto d’amore è un atto libero della volontà, ed esso è buono e meritorio anche se il mio sentimento verso la persona in questione non è di simpatia. Qui la razionalità cartesiana mostra i suoi limiti.
Solov’ev (filosofo, teologo e poeta russo, 1853-1900), per esempio, è convinto che ciò che ci spinge a compiere un atto di carità sia il sentimento di compassione verso il prossimo. La compassione è la voce della coscienza, che ci suggerisce che tutti siamo uno e che ciò che fa male anche a un altro fa male anche a me. Gesù doveva avvertire una grande compassione per gli uomini, visto come ha saputo identificarsi con noi e intervenire sempre cogliendo l’apice del bisogno. In realtà l’azione dello Spirito Santo è sicuramente fondamentale a livello di intelletto e di moralità, ma quando Lui vuole che noi personalmente passiamo all’azione parla con sentimenti che chiariscono, esortano e compattano, mettono le ali ai piedi, mentre provi una misteriosa consolazione nel passare all’azione concreta. Sono sentimenti tanto belli e vitali tanto quanto misteriosi. Superano i sentimenti legati alla carne o alla sola intelligenza, sono appunto i sentimenti legati allo Spirito del Signore, che vuole stare sempre con noi. Lo attua in questo modo, tramite il «dolce ospite dell’anima» che porta sempre ottimi consigli e parla mediante sentimenti di consolazione e desolazione. Gesù ha più compassione per i peccatori che per gli affamati, perciò spesso ci si chiede se la Chiesa non dovrebbe dedicarsi di più ad annunciare il Vangelo piuttosto che a donare tante energie alle opere sociali. Il problema esisteva già al tempo degli Apostoli, che infatti stabilirono sette diaconi per il servizio dei poveri proprio per essere più liberi di annunciare la parola di Dio (At 6,1ss). Ma il fatto stesso che ordinarono i diaconi prova che la predicazione dell’amore di Dio è inseparabile dalle opere d’amore, anche da quelle materiali. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortarei suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: «Date loro voi stessi da mangiare» (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo.