
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea (Mc 1,21-28)
Spesso ci lamentiamo della inadeguatezza delle nostre parole. Vorremmo esprimerci meglio, soprattutto se insegniamo o predichiamo. Certo le parole hanno efficacia limitata, ma possono fare anche un grande bene, soprattutto se tracimano da un cuore che cerca Dio. Ben diverse sono le parole del Signore: Dio con la parola ha creato il mondo, la sua parola è diventata fatto. Gesù parla come un uomo, con lingua umana, ma è Dio-uomo e le sue parole umane hanno un potere divino. Con la parola Cristo guarisce i malati, scaccia gli spiriti maligni, insegna e consola. Chi accoglie le sue parole non solo cresce nella conoscenza, ma accoglie anche il potere divino che c’è in esse, capace di trasformare. Attraverso le parole di Gesù si perpetua grazie a Lui il dinamismo della prima creazione: «Sia fatta la terra. E la terra fu». Anche le religioni non cristiane hanno i loro libri sacri, che contengono la rivelazione divina. I mussulmani hanno il Corano, che ha autorità divina, si legge e si commenta nelle moschee. Gli interpreti hanno il potere che gli deriva dalla conoscenza dei testi: o li commentano rettamente o deviano dal senso. In questo caso perdono autorità, perché autorevole è solo il testo del Corano. Era così anche per i commentatori dell’Antico Testamento. In che modo Gesù è diverso? Gesù è consapevole che il vero senso dei testi è Lui stesso, e perciò la sua persona divina e la sua vita contengono la pienezza della Verità. Anche la Chiesa continua ad interpretare la Scrittura in questo modo e trasferisce nei testi sacri la sua vita, la sua storia, le sue tristezze e le sue gioie.
E anche ogni cristiano legge la Bibbia in modo simile. Scopre in essa, come in uno specchio, ciò che succede nella sua anima, sente le stesse voci che risuonano nella sua coscienza, vede l’immagine del proprio cuore. I Salmi sono il giardino fiorito della Bibbia, per ricchezza di significato, ma sono importanti perché essi anzitutto contengono tutti i moti del cuore umano e li guidano verso la Verità e un santo discernimento, cosa che è impossibile alle forze spirituali umane, indebolite dal peccato originale. I monaci sono convinti che i Salmi hanno il potere di esorcizzare le potenze maligne. La lettura della Bibbia non è una lettura qualsiasi, ma un’azione liturgica. Quando la Messa è celebrata in modo solenne, il Vangelo viene portato con le braccia alzate, fra le candele e l’incenso. Si ascolta in piedi, come se parlasse Cristo in persona. Oggi si legge rivolti verso il popolo, come una lettura destinata a tutti, ma prima dell’ultima riforma liturgica il Vangelo si cantava rivolti verso “la parete nord”, da dove, secondo la tradizionale espressione dei profeti, provengono simbolicamente i nemici maligni. Le parole di Dio sono capaci di tenerli lontani.
San Tommaso da Cori (Francesco Antonio Placidi) Sacerdote dei Frati