In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni (Mc 1,29 – 39)
Nonostante la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, per la vita completa: «Voglio che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Giustamente il nostro “istinto interiore” ci fa pensare a Dio come pienezza di vita, anzi come Vita eterna e perfetta. Quando siamo provati dal male e le nostre preghiere sembrano risultare vane, sorge allora in noi il dubbio ed angosciati ci domandiamo: “qual è la volontà di Dio?” E’ proprio a questo interrogativo che troviamo risposta nel Vangelo. Gesù non lascia dubbi: Dio – del quale Lui stesso ci ha rivelato il volto – è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. Proprio in questi momenti dobbiamo desiderare – la fede diventi volontà, anche senza consolazione sensibile – di andare da Gesù e dirgli: “Parla Gesù, il tuo servo ti ascolta”. Sarà un parlare dialogante come Lui fece con il Cireneo, il quale, avanzando con Gesù, cominciò a sentire la croce misteriosamente significativa, libera e consolante. Come sempre accade a chi è fedele in croce.
Segni della potenza d’amore di Gesù sono le guarigioni che compie: dimostra così che il Regno di Dio è vicino, restituendo uomini e donne alla loro piena integrità di spirito e di corpo. Dico che queste guarigioni sono segni: non si risolvono in sé stesse, ma guidano verso il messaggio di Cristo, ci guidano verso Dio e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita. Il Regno di Dio è proprio la presenza della verità e dell’amore, e così è guarigione nella profondità del nostro essere. Si comprende, pertanto, perché la sua predicazione e le guarigioni che opera siano sempre unite: formano infatti un unico messaggio di speranza e di salvezza. Meravigliosa la forza d’amore di Gesù e la sua sensibilità quando si rattrista osservando il funerale del figlio unico di madre vedova. Tocca la bara, rialza il figlio e lo accompagna da sua madre piangente e gli dice: «Non piangere» (cfr Lc 7,11 – 15). Predicazione, miracolo e squisito umanesimo del Salvatore!