In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Mc 6,30-34)
Migliaia di religiosi e religiose nella storia della Chiesa hanno obbedito a questa esortazione. La parola monaco viene dal greco “monachos”, solo, eremita. Sulle porte dei monasteri certosini si legge talvolta l’iscrizione: «Beata solitudine, sola beatitudine».
C’è differenza fra “solitudine” e “isolamento”. L’uomo è un essere sociale. La sua persona si sviluppa nella relazione con gli altri e nell’amore reciproco. Perché, allora, i devoti cercavano e cercano la solitudine? La risposta è semplice: si evita la folla per sentirsi più vicino ad un Altro con cui, nel rumore e nella confusione, non si riesce a parlare profondamente. Come due innamorati. Chi ama Dio vive un’esperienza simile, in modo particolarmente intenso. Chi si apparta con Dio, non è mai solo.
Quando il motore dell’automobile si surriscalda, è bene lasciarlo raffreddare. Quando abbiamo camminato troppo, ci mettiamo comodi. Anche il nostro sistema nervoso chiede di tanto in tanto di essere liberato dalla tensione eccessiva e dai troppi pensieri. Eppure molti non sanno riposarsi veramente; appena provano a mettersi tranquilli, invece di star meglio vengono aggrediti con più forza dalle preoccupazioni. Due fanno una passeggiata in montagna: uno torna rinfrancato, l’altro affaticato, e non solo fisicamente, anche nell’anima. Invece di guardare il panorama, ha pensato all’esame che lo aspetta.
I medici consigliano di sedersi sulla riva del mare e di cercare, almeno per mezz’ora, di non pensare ad altro che al mare. E’ un modo di purificare la mente. I cristiani, che amano la solitudine, sanno riposarsi concentrandosi sul mare della misericordia di Dio. In natura si lotta per sopravvivere. Le piante più vigorose adombrano le deboli, le bestie si divorano fra loro. A volte gli uomini non sono molto diversi. C’è un proverbio tedesco che dice: «sarai incudine o martello, o batterai gli altri o gli altri batteranno te». Ma osserviamo anche il contrario. Un ubriaco cade per terra. Si potrebbe pensare: «beh, se l’è voluta». Passa un uomo e gli dà una mano per rialzarsi. Sente compassione per lui. “Compassione” è una bella parola, significa soffrire insieme, patire in comune, sentire il dolore dell’altro come se fosse il mio. Secondo Solov’ev, questo sentimento è la prima manifestazione della vita religiosa, quello che ci fa simili a Dio, che ebbe compassione per noi e diede il proprio Figlio per la nostra salvezza (Gv 3,16). La compassione per gli altri ha spinto molti santi che cercavano Dio nella solitudine a ritornare nella società e lavorare per essi.