
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!» (Mc 7,31-37)
Anche questo miracolo è ambientato in territorio pagano. Mentre l’esorcismo precedente simboleggiava la liberazione del mondo pagano dalla tirannia di Satana, la guarigione del sordomuto ne prefigura la prossima conversione al Vangelo. I pagani erano privi della rivelazione di Dio e perciò sordi alla sua parola, ma attraverso la predicazione dei missionari avrebbero presto aperto gli orecchi per ascoltare la parola salvifica e sciolto la lingua per proclamare le lodi del Signore: «Allora…si schiuderanno gli orecchi dei sordi; Allora…griderà di gioia la lingua del muto» (Is 35,5-6). Il primo insegnamento che traiamo da questo episodio biblico, richiamato anche nel rito del battesimo, è che, nella prospettiva cristiana, l’ascolto è prioritario. Al riguardo Gesù afferma in modo esplicito: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28). Anzi, a Marta preoccupata per tante cose, Egli dice che “una sola cosa è la cosa di cui c’è bisogno» (Lc 10,42).
«Effatà», cioè: «Apriti!». La passione ha come conseguenza il mutismo. Ci si chiude, non ci si fida di nessuno, non ci si confida con nessuno. Sant’Ignazio di Loyola paragonava il diavolo tentatore ad un seduttore che vuol ingannare una ragazza. Insiste affinché lei non si confidi con nessuno e non parli a nessuno di ciò che lui gli propone: in caso contrario, qualche persona prudente potrebbe dissuaderla. Con questo esempio il santo sottolinea l’importanza di un’esperienza millenaria: la necessità della direzione e del colloquio spirituale. San Teodoro Studita spiega ai suoi religiosi i grandi vantaggi del silenzio, ma aggiunge che se esiste un silenzio terribilmente dannoso, questo è proprio il mutismo con il proprio confessore. In questo caso non c’è che Cristo, che può dire: «Effatà, apriti!», cioè confessa le tue inclinazioni, ciò che ti turba, attira o ripugna, perché già il fatto di parlare ti alleggerirà del tuo peso.
Dobbiamo chiederci: noi cristiani siamo diventati forse troppo muti? Ci manca forse il coraggio di parlare e di testimoniare, come hanno fatto coloro che erano i testimoni della guarigione del sordomuto della Decapoli? Il nostro mondo ha bisogno di questa testimonianza.