
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,13-19)
Ti darò le chiavi del regno dei cieli… Gesù promette a Pietro il “potere delle chiavi”, la cui consegna significava secondo il linguaggio biblico la trasmissione del potere, per il servizio del popolo di Dio (Is 22,22). In Ap 3,7 è Cristo il Santo, il Verace, «colui che ha le chiavi del regno di Davide» e ha «potere sopra la morte e gli inferi» (Ap 1,18). Gesù conferisce lo stesso potere a Pietro.
Ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli… L’espressione “legare e sciogliere”, corrente nel linguaggio giuridico giudaico, comportava il potere di proibire o permettere, o di condannare e assolvere. E’ discusso l’ambito di tale autorità. Nel nostro contesto sembra indicare la totalità del potere, connesso con l’istituzione della Chiesa. Si riferisce anzitutto al potere di interpretare in modo autorevole l’insegnamento di Gesù, dichiarando falsa o giusta una dottrina. A Pietro è affidato l’incarico storico di interpretare in modo infallibile la volontà di Dio, rivelata da Gesù, dalla quale dipende l’accesso o l’esclusione dal Regno dei Cieli. Il potere affidato a Pietro implica anche l’autorità disciplinare, con la possibilità di escludere o di accogliere nella comunità messianica. Pietro, quindi, è il responsabile ultimo dell’evangelizzazione di tutte le nazioni e anche della vita comunitaria della Chiesa. Ciò che egli proibisce e permette è ratificato in cielo da Dio stesso.
La tradizione della Chiesa primitiva è unanime nel testimoniare questa funzione essenziale dell’apostolo Pietro nella comunità, come appare dai numerosi riscontri nelle varie tradizioni neotestamentarie. «Le porte degli inferi non possono impedire questa professione di fede, che sfugge anche ai legami della morte. Essa infatti è parola di vita, che solleva al cielo chi la proferisce e sprofonda nell’inferno chi la nega. E’per questo che a san Pietro vengono date le chiavi del regno dei cieli ed è dato il potere di legare o sciogliere. Certo, questo diritto di esercitare questo potere è stato trasmesso anche agli altri apostoli, questo decreto costitutivo è passato a tutti i principi della Chiesa. Ma non senza ragione è stato consegnato a uno solo ciò che doveva essere comunicato a tutti. Questo potere infatti è affidato personalmente a Pietro, perché la dignità di Pietro supera quella di tutti i capi della Chiesa», scrisse san Leone I Magno nel Disc. 4 sul suo anniversario di elezione.