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In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi» (Mc 10, 28-31)
Lo spirito delle rinunce
San Gregorio Magno si chiede ironicamente che cosa avrà mai abbandonato san Pietro. Una vecchia imbarcazione da pesca! Nella storia della Chiesa molti hanno fatto ben altre rinunce: basti pensare a san Francesco Borgia, duca di Gandia. Dalla ricchissima corte di Spagna divenne gesuita. San Gregorio, però aggiunge, che non è importante “cosa” uno abbandona per Cristo, ma “con quale” spirito lo fa.
Sembra strano, ma talvolta siamo capaci di abbandonare grandi cose, ma guai se qualcuno vuole toglierci qualche nostra piccola abitudine, o critica un nostro modo di fare. Il senso religioso della rinuncia è il raggiungimento della piena libertà interiore. Sant’Alfonso Rodriguez porta l’esempio di un uccello prigioniero: non può volare se è legato sia ad una grossa corda che a dei fili sottilissimi. La libertà di spirito può essere impedita da cose grandi e da cose piccole.
Nessuno supera Dio in generosità. Dio restituisce tutto ciò a cui abbiamo rinunciato per amor suo. Quando buttiamo via una cosa, è perduta, ma quando la regaliamo ad un amico, in qualche modo lui ci ricompensa facendoci, a sua volta, un regalo. Sant’Ignazio di Loyola diceva che Dio è un “cavaliere”: non si lascia umiliare ricevendo soltanto, senza regalare. Perciò, ogni dono fatto a Lui è ricambiato cento volte già in questa vita.
L’atto di amore è gratuito, eppure viene ricompensato da Dio quando meno ce lo aspettiamo. E anche quando diamo un po’ di tempo alla preghiera, magari di fretta, dopo potremo sperimentare che Dio ci ricompensa, in tanti modi. I santi vivevano quotidianamente questo tipo di esperienze, perciò erano generosissimi con Dio, sia nell’offrirgli denaro che tempo, sapendo che niente sarebbe andato perduto, ma tutto sarebbe ritornato «cento volte tanto».