State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6, 1-6.16-18)
Perché si digiuna? I padri della Chiesa dicono che l’uomo fu cacciato dal paradiso a causa della gola, per il desiderio di mangiare il frutto proibito. Questa immagine ha un significato simbolico per la nostra vita. Il resto del paradiso in terra è il cuore umano quando è abitato da pensieri puri e belli. Questo stato di beatitudine ci abbandona se siamo presi dal piacere di un cibo. San Giovanni Climaco ironizza su “gli uccelli grassi che riescono a volare più in alto” alludendo al fatto che chi è troppo sazio diventa incapace di pregare: gli umori del ventre vanno alla testa e l’annebbiano, e lo Spirito Santo non può entrare. Siamo esseri limitati: ci concentriamo su una cosa, dimentichiamo l’altra. Il cibo distrae dalla sfera spirituale. Allora il digiuno è una sorta di ritorno al paradiso, perché Dio torna ad essere al centro dell’attenzione.
Nel mangiare ognuno deve trovare la giusta misura; una giusta misura è buona per tutti.
Tre regole tradizionali:
1) Un’azione retta si giudica dal fine che vogliamo raggiungere.
2) Il fine è la salute del corpo e la forza per lavorare.
3) Il corpo deve mantenersi in uno stato che serva all’anima, quindi alla preghiera.
Generalmente si afferma: “Non viviamo per mangiare, mangiamo per vivere”. Certo la fede mette voglia di vivere, quindi anche di andare a tavola pienamente motivati, condividendo il buon cibo che ci nutre, per opere che valgono la vita eterna. Ma affinché sempre rimanga viva questa retta visione, in quaresima diamo primato allo spirito, perché la gola non debordi.
Una persona ben temperata sta a tavola e mangia con distacco, dando primato alla conversazione, come se nemmeno avesse fame. Il cristiano che prega a tavola può pregare con il corpo, se durante il pasto rinuncia a qualche piccola cosa per amore di Dio. (cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)