Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. (Mt 6, 7-15)
Nella tradizione della Chiesa ci sono molte preghiere, ma al primo posto c’è il Padre nostro, che occupa un posto centrale nella liturgia come preparazione alla santa comunione. È composto di sette domande. Fin dalla prima riga è chiaro a chi ci stiamo rivolgendo. Quando facciamo una domanda a una persona importante, usiamo il titolo che gli compete: Presidente, Eccellenza, Santità, ecc. ma resterebbe aperto il dilemma del titolo confacente a Dio. Nella storia delle religioni ne troviamo tantissimi. Le divinità avevano una grande quantità di nomi per sottolineare le loro qualità, nessuna doveva essere dimenticata. Anche il Dio biblico viene conosciuto con vari appellativi: Creatore, Signore, Re, Pastore. L’elenco culmina con la rivelazione che Egli è nostro Padre nei cieli. Possiamo pregare davvero e avere la speranza di essere ascoltati solo con la fede nel suo essere Padre. Preghiamo il padre attraverso il Figlio nello Spirito Santo. Solo grazie al Figlio Gesù, possiamo ardire di chiamare Dio: “Padre”, come espone il CCC:
“Osare avvicinarci a Dio in piena fiducia”
2777 Nella liturgia romana l’assemblea eucaristica è invitata a pregare il “Padre nostro” con filiale audacia; le liturgie orientali utilizzano e sviluppano espressioni analoghe: “Osare con tutta sicurezza”, “Rendici degni di”. Davanti al roveto ardente fu detto a Mosè: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi” (Es 3,5). Solo Gesù poteva superare la soglia della santità divina: è lui che, avendo “compiuto la purificazione dei peccati” (Eb 1, 3), ci introduce davanti al volto del Padre: “Eccoci io e i figli che Dio mi ha dato” (Eb 2, 13): << La consapevolezza che abbiamo della nostra condizione di schiavi ci farebbe sprofondare sotto terra. Il nostro essere di terra si scioglierebbe in polvere se l’autorità dello stesso nostro Padre e lo Spirito del Figlio suo non ci spingessero a proferire questo grido: “Abbà Padre!” (Rm 8,15). Quando la debolezza di un mortale oserebbe chiamare Dio suo Padre, se non soltanto allorché l’intimo dell’uomo è animato dalla potenza dall’alto? >>. (San Pietro Crisologo)