Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai;chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! (Mt 5, 20-26)
Un esempio di ira giusta è stata data da Gesù stesso quando scacciò i venditori dal tempio
(Mc 11, 15). Possiamo adirarci contro il male, purché sia certo e assodato e non frutto di spirito di vendetta o pura illusione. Quando si ha a che fare con la persona umana, l’ira è giusta solo quando l’esito è sicuramente il bene. Sul volto possiamo essere irati, ma nel cuore vi deve sempre essere l’amore, con cui solo è possibile conoscere una persona e farsene un retto giudizio, che sa cogliere l’occasione per spendere qualche parola per ammonire il prossimo nella carità.
Il quinto comandamento in Cristo: siate una sorgente che zampilla per la vita eterna
A volte ci adiriamo ingiustamente. Sorge nel cuore un risentimento e un desiderio di vendetta. Allora cerchiamo di umiliare il prossimo con le parole, di demolire la sua autostima, di denigrarlo davanti agli altri. Dal sentimento e dalle parole deriva l’azione. L’esplosione dei sentimenti è più forte di qualsiasi buon senso. San Giovanni Climaco paragona l’uomo adirato ad un epilettico: non si può ragionare con lui finché non passa l’esplosione del corto circuito che lo stravolge. In questo caso il consiglio migliore è lo stesso che danno i detti popolari: “respirare profondamente”, “contare fino a dieci”, rompere la legna per la cucina, ma non sulla testa di un altro”, e così via. In realtà quando vogliamo affrontare questo problema, per conformarci a Gesù, la preghiera ci dona uno sguardo anticipato della bruttezza del peccato. Avverti in anticipo gli eccessi del nervosismo, quando sei ancora lucido per governare le tue reazioni. A volte dopo un attacco d’ira si chiede perdono: l’impulso era troppo forte, impossibile dominarsi. Molti santi sono stati caratteri impulsivi, ma con la grazia di Dio e un grande sforzo di volontà sono riusciti a dominarsi anche in quei casi che “mandano in bestia” le persone più miti.
L’esplosione d’ira è segno di debolezza del carattere. Ma è molto più pericolosa quando la si cova dentro. Si comincia a pensare con freddezza alla vendetta, e ci si chiude ad ogni possibilità di perdono. Nell’ira non peccate! (Ef 4, 26), scrive san Paolo che era un impulsivo: non tramonti il sole sulla vostra ira”. (cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno).