Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: “Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia”. Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: “Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato”. Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. (Gv 7, 1-2.10.25-30)
Gesù aveva già sperimentato l’ostilità dei giudei (Gv 4, 1.44), venendo perseguitato da essi dopo la guarigione del paralitico (Gv 5,6) e cercato a morte. (Gv 5, 18). Si era per ciò allontanato dalla Giudea, trasferendosi nella più ospitale Galilea. I suoi parenti, increduli come i giudei, ora lo sfidano ironicamente, invitandolo a recarsi a Gerusalemme per la festa solenne delle Capanne. Praticamente essi ricalcano la tentazione di Satana nel deserto, proponendo a Gesù un messianismo trionfalistico e terreno. Gesù si dissocia da questa visione. La sua missione dipende unicamente dalla volontà del Padre che aveva predisposto per lui il Kairos, cioè il momento sapienziale, l’ora della sua azione. Questa non è ancora arrivata, scoccherà nella festa della Pasqua successiva, quando egli giungerà alla gloria del cielo attraverso la Passione e morte.
La conoscenza di Dio diventa vita eterna. Ovviamente qui con “conoscenza” s’intende qualcosa di più di un sapere esteriore, come sappiamo, per esempio quando è morto un personaggio famoso e quando fu fatta
un’invenzione. Conoscere nella Sacra Scrittura è diventare interiormente una cosa sola con l’altro. Conoscere Dio, conoscere Cristo significa sempre anche amarLo, diventare in qualche modo una cosa sola con Lui in virtù del conoscere e dell’amare. La nostra vita diventa così una vita autentica, vera e quindi anche eterna, se conosciamo Colui che è la fonte di ogni essere e di ogni vita.
Così la parola di Gesù diventa un invito per noi: diventiamo amici di Gesù, cerchiamo di conoscerLo sempre più! Viviamo in dialogo con Lui! Impariamo da lui la vita retta, diventiamo suoi testimoni! Allora diventiamo persone che amano e allora agiamo in modo procedente dalla giustizia alla carità. Allora la vita è autentica. (cfr Papa Benedetto XVI° – Commenti ai vangeli e cfr A.Poppi – Sinossi dei quattro Vangeli)