Di nuovo disse loro: “Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire”. Dicevano allora i Giudei: “Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?”. E diceva loro: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”. Gli dissero allora: “Tu, chi sei?”. Gesù disse loro: “Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo”. Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite”. A queste sue parole, molti credettero in lui. (Gv 8, 21-30)
Voi siete di quaggiù, io sono di lassù
Essendo la terra rotonda, quaggiù e lassù sono concetti relativi, che hanno soprattutto significato simbolico. Tutto ciò che è bello lo percepiamo come elevato e lo collochiamo
“lassù”; al contrario mettiamo “giù” il male, le brutture, il peccato. È comprensibile che tutti i popoli collochino la sede degli dei lassù, sul monte Olimpo o nel cielo. Il Dio d’Israele è ancora più su, nel cielo dei cieli, ad un livello superiore, quasi un altro cielo, una concezione di Dio degna del popolo eletto. Jahvè è superiore al platonico mondo delle idee: le idee sono comprensibili, Lui supera ogni intelletto creato, realizzando il mistero dell’amore. Dio scende da lassù a quelli quaggiù, che così non sono più costretti a cercare il loro ideale nelle nuvole. Ora lo trovano sulla terra.
Il serpente è il primo degli animali che viene nominato nel libro della Genesi, il più astuto. Il serpente torna quando si narra di come nel deserto il popolo mormorasse contro Dio e contro Mosè. Dio dice a Mosè:
Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta. Chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita (Nm 2,18).
Il serpente, simbolo del peccato. Il serpente che uccide. Ma un serpente che salva. E questo è il mistero del Cristo. Paolo, parlando di questo mistero, dice che Gesù svuotò sé stesso, umiliò sé stesso, si annientò per salvarci. È più forte ancora: Si è fatto peccato.
Usando questo simbolo: “Si è fatto serpente”. Questo è il messaggio profetico: Il Figlio dell’uomo che come un serpente, fatto peccato, viene innalzato per salvarci. Il crocifisso non è un ornamento…è il mistero dell’“annientamento” di Dio, per amore; è stato fatto con la sofferenza di Gesù Cristo.
Se vogliamo conoscere l’amore di Dio, guardiamo il Crocifisso: un uomo torturato, morto, che è Dio, “svuotato della divinità”, sporcato, “fatto peccato”. Che il Signore ci dia la grazia di capire un po’ di più di questo mistero.
(cfr T.Spidlik – Il vangelo di ogni giorno; cfr Papa Francesco – La luce della parola)