Sabato Santo
Tutto è finito. “Giuseppe d’Arimatea … fattosi coraggio, si presentò davanti a Pilato e gli chiese il corpo di Gesù.” (Mc 15, 43). Era un notabile e ricco, questo Giuseppe d’Arimatea. Anche lui discepolo di Gesù, “ma in maniera nascosta” (Gv 19, 38).
Mi pare di intuire una sia pure leggerissima sottolineatura ironica, da parte di Marco, a proposito dell’iniziativa di Giuseppe: “fattosi coraggio, si presentò innanzi a Pilato”.
Ci sono amici che rischiano soltanto quando non c’è da rischiare troppo, altri che escono allo scoperto soltanto quando non c’è da scoprirsi troppo.
Altri ancora che prendono posizione soltanto quando è buio; taluni sono disposti a pagare con il portafoglio, ma non con la propria persona.
Poi ci sono i fervidi sostenitori della verità, purché non sia compromettente, e venga servita sul vassoio ufficiale della sicurezza.
In realtà il gesto di Giuseppe, non era affatto scontato e tranquillo. Un membro del sinedrio prende chiara posizione sotto il vessillo di Cristo e provvede ad una nobile sepoltura.
“…E lo depose nel suo sepolcro nuovo, che aveva fatto scavare nella roccia; poi rotolata una gran pietra all’ingresso del sepolcro, se ne andò” (Mt 27, 60). Sul volto di Giuseppe di Arimatea forse si leggeva il pensiero: “Tutto è finito”, ma vista la sua pronta presa di posizione, quelle parole: “Il terzo giorno risorgerò”, dovevano avere innescato una santa attesa, come anche nelle due donne che non si decidevano ad andarsene: “Maria di Magdala e l’altra Maria erano là sedute, di fronte al sepolcro” (Mt 27, 61).
(Ancora le donne! Durante tutta la Passione, la bandiera della dignità umana è stata tenuta alta quasi esclusivamente dal “sesso debole”).
Soltanto la preoccupazione di fissare bene nella memoria il luogo “dove era stato messo” (Mc 15, 47), in modo da poter venire successivamente, con gli aromi e i profumi? Non credo sia solo per questo. Vi era forse l’intuizione femminile di qualcosa che stava per accadere, che gli altri non avevano afferrato. Fatto sta che “erano sedute là, di fronte al sepolcro”. E fermiamoci anche noi con loro, in silenzio adorante, lasciando che gli altri se ne vadano rimorchiandosi dietro la convinzione di aver assistito alla “fine”.Per noi, nella fede, quella tomba è un ottimo “principio”. Gesù discende negli inferi a liberare i giusti dell’Antico Testamento. La sua misericordia arriva anche lì! Tutta la vita, reale, dei risorti con Cristo, inizia da questa “fine”.
(cfr A. Pronzato – Il vangelo in casa)