Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse loro: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. (Gv 6, 52-59)
Come può costui darci la sua carne da mangiare?
Sono tanti i miracoli eucaristici in cui l’ostia ha sanguinato o è apparso impresso il volto di Cristo vivo. Tutti sanno del miracolo di San Gennaro che si verifica ogni anno; del reliquiario antico di secoli a Lanciano, con il sangue coagulato che sembra carne viva. Anche la scienza conferma che si tratta di fatti inspiegabili. Nella cattedrale di Orvieto si conserva il corporale macchiato di sangue, reliquia del miracolo avvenuto ad un sacerdote di Praga di passaggio in Italia, che celebrava la Messa tormentato da dubbi.
Però non è corretto intendere la parola “corpo” in modo, come dire, eccessivamente somatico, come se si trattasse solo di una parte della nostra persona, separata dall’anima. Nella Bibbia il termine “corpo” ha un senso più ampio. Nell’eucarestia il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo, cioè il Cristo è fra noi, realmente interamente presente sull’altare con anima e corpo, con la sua divinità e umanità. Sant’Ignazio di Antiochia usa quest’espressione: mangiare il pane eucaristico e bere il vino significa entrare nel corpo e nell’anima di Cristo.
Gli autori moderni preferiscono evitare di parlare di corpo e anima come di fatti distinti e separati, e usano spesso l’espressione “essere, divenire dello stesso sangue di Gesù”. Con la santa Comunione, infatti, diventiamo parenti di Cristo nella vita eterna: Dio è il nostro vero padre, Maria la nostra vera madre, gli uomini nostri fratelli, perché in tutti circola lo stesso sangue. La manna, racconta il libro dell’Esodo (Es 16), cadeva dall’alto, era pane disceso dal cielo. I doni eucaristici, al contrario, sono frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Succede qui qualcosa di simile a ciò che è accaduto nella creazione. Il corpo dell’uomo viene plasmato con la polvere della terra (Gen 2, 7), ma la vita la “soffia” Dio stesso. Gesù come Figlio dell’uomo proviene dalla stirpe di Davide, dal genere umano, ma come Figlio di Dio è disceso dal cielo. L’eucarestia è il pane che proviene dai nostri campi, ma Cristo che è presente in essa viene a noi dal cielo. Per un’antica tradizione che riflette i testi liturgici, attorno al tabernacolo si rappresentano degli angeli: secondo la Bibbia essi appaiono dove c’è Dio, dove il cielo è sulla terra. (cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)