Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai;chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! (Mt 5, 20-26)
Chi dice al fratello: stupido
Non è semplice tradurre nelle lingue moderne le espressioni antiche, perché si perdono le sfumature emozionali che le accompagnano. Il significato di una parola cambia secondo le circostanze e anche secondo come viene pronunciata. Dire a qualcuno: sei stupido! alle volte può essere un complimento, un modo di dire affettuoso. Possiamo offendere peggio il prossimo con parole normalissime, però calcolate per ferire. La morale dice che l’offesa è un peccato. Le parole sono un prezioso dono di Dio, come un ponte da un’anima all’altra, strumento di comunicazione, comprensione e amore. Chi abusa di esse ferisce l’altro, lo rattrista, lo innervosisce e se lo fa consapevolmente, allora è malizia. Spesso le mancanze però avvengono per inavvertenza, per poco tatto. La parola tatto viene dal latino tactus, che significa toccato. Gli infermieri devono essere pratici nell’arte di toccare i pazienti, devono conoscere il modo giusto per trasportarli o per spostarli. Nella società tutti devono imparare a toccare il prossimo con le parole, in modo da non causare dolore e non aprire ferite.
Se dunque presenti l’offerta.., va prima a riconciliarti con il tuo fratello
Le offerte esistono in tutte le religioni, come atto di riconciliazione verso le divinità. È così anche nell’Antico Testamento, e il Nuovo ne approfondisce il senso.
La vera riconciliazione è atto d’amore, e l’amore per Dio è inseparabile dall’amore verso il prossimo: quindi non possiamo riconciliarci con Dio senza riconciliarci col fratello. La principale offerta cristiana è l’Eucarestia, sacramento dell’unità della Chiesa: chi non vuole riconciliarsi con gli altri, nega lo scopo per il quale il sacramento è stato istituito, dunque lo rende inefficace e, se ne è consapevole, cioè se c’è malizia, si comunica addirittura in modo sacrilego. L’esortazione liturgica prima della comunione: “Scambiatevi un gesto di pace”, è un momento particolarmente serio (cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno),