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Il pensiero del giorno

12 Luglio 2022 - Autore: Don Andrea Nizzoli

Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!”. (Mt 11, 20-24)


Chi si salva?

La verità delle religioni, la rivelazione della SS. Trinità o l’Incarnazione, sono un mistero incomprensibile per la ragione umana. Ma san Paolo si stupisce soprattutto dell’elezione di Israele. Perché il popolo che è stato il primo deve essere l’ultimo?

I villaggi di Galilea come Cafarnao, Betsaida e Corazin sono stati testimoni delle prime rivelazioni del Messia e delle sue parole, eppure oggi non ci sono cristiani, e pellegrini e turisti si aggirano fra le rovine e le poche case. Alcuni teologi hanno cercato di fare una distinzione fra eletti e predestinati alla salvezza.

Cristo, dicono, ha eletto gli abitanti della Galilea perché ascoltassero il suo messaggio di salvezza, ma non li ha predestinati. Ma una distinzione simile è pericolosa. E conduce a conclusioni errate. Dio predestina alla salvezza tutti i suoi eletti. Ma l’uomo può lasciarsi vincere dalla malizia e rendere inefficace l’elezione divina, rifiutandola. È il mistero di Dio che si confronta con il mistero dell’uomo. Anche il peccato umano è un mistero.

Tanti degli ultimi saranno i primi

Se l’elezione divina da sola non è sufficiente a darci la sicurezza della salvezza, di che cosa allora possiamo fidarci? È la domanda impellente che si poneva Santa Teresa d’Avila: neanche dopo molti anni passati in monastero fra digiuni e preghiere, si esclude la possibilità del peccato mortale.

Viviamo una vita esposta ad ogni pericolo: Adamo fece apostasia in paradiso e Satana in  cielo. Non è il debole che si separa da Dio, ma chi perde la fiducia in Lui. Con l’elezione,

Dio mostra la sua fiducia verso di noi, ed ora esige la stessa fiducia da parte nostra. Non si può sbagliare quando c’è la fiducia reciproca. Lo esprime bene la preghiera al Sacro Cuore di Gesù di san Claudio della Colombière:“Gli uomini mi possono togliere tutti miei averi e il mio onore, le malattie mi possono togliere le forze, con il peccato posso perdere la Tua grazia; ma non perderò mai la fiducia in Te”.

C’è chi cerca la felicità nella ricchezza, chi nell’intelligenza o nella sicurezza di vita, o nelle opere buone e le molte preghiere. La mia unica fiducia è il fatto che ho fiducia, una fiducia che non ha mai ingannato nessuno. (cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)


San Giovanni Gualberto Abate

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