In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. (Mt 11, 25-27)
“Dio ci dà la grazia, la gioia, di celebrare nel cuore di suo Figlio le grandi opere del suo amore. Ci sono due tratti dell’amore. Primo, l’amore è esuberante, per cui consente e gusta, di dare prima che ricevere. Il secondo tratto valorizza le opere, più delle parole.
Quando diciamo che è più bello dare che ricevere, sottolineiamo il fatto che l’amore si comunica sempre, ed è ricevuto dall’amato. E quando diciamo che è più nelle opere che nelle parole, intendiamo rimarcare, l’evidente incremento di vita legato all’amore.
Mosè spiega perché il popolo è stato eletto e dice: “perché siete il più piccolo di tutti i popoli”. Poi, Gesù loda il Padre perché ha nascosto le cose divine ai dotti e le ha rivelate ai piccoli. Per capire l’amore di Dio è necessaria questa piccolezza di cuore. Dunque, quel che Dio cerca con l’uomo è un rapporto di papà-bambino, lo accarezza, gli dice: “Io sono con te”. La strada giusta è farsi bambini, farsi piccoli; soltanto in quella piccolezza, in quell’abbassarsi, si può ricevere l’amore di Dio. Non a caso, lo stesso Signore quando spiega il suo rapporto d’amore, cerca di parlare come se parlasse ad un bambino. Lo ricorda al popolo: Ricordati, io ti ho insegnato a camminare come un papà fa con il suo bambino. È un rapporto da papà a bambino. Ma se tu non sei piccolo quel rapporto non riesce a stabilirsi. Il Signore è innamorato di noi e usa parole che sono una ninnananna.
Non temere, vermiciattolo d’Israele, non temere!
Questa è la tenerezza del Signore, nel suo amore; questo è quello che Lui ci comunica e dà la forza alla nostra tenerezza. Quando le cose ci vanno particolarmente bene, “L’uomo nella prosperità sta innanzi a Dio come se fosse bestia”, (io ero insensato, non capivo, stavo innanzi a te come una bestia – sal 73, 22) manchiamo di riflessione profonda, usiamo per possedere quindi perdiamo castità. Questa incongruente autosufficienza, ci stacca da Dio, fino anche a portarci ad adorare noi stessi.
Se vogliamo fare tutto noi, la provvidenza non può aiutarci. Perdiamo le carezze del Signore. “Non temere, io sono con te, io ti prendo per mano…”. Sono tutte parole del Signore che ci fanno capire quel misterioso amore che Lui ha per noi. E quando Gesù parla di sé stesso, dice: “Io sono mite ed umile di cuore”. Anche Lui, il Figlio di Dio, si abbassa per ricevere l’amore del Padre. (cfr Papa Francesco – La sorpresa della fede)