In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. (Lc 6, 12 – 19)
La chiamata dei dodici apostoli non sembra nulla di speciale, infatti Gesù riprende subito dopo la sua attività di taumaturgo. Eppure questi dodici innescheranno un movimento di verità e grazia che ha cambiato il mondo. Tutt’ora è impossibile non confrontarsi con quanto viene conservato del loro insegnamento nella chiesa cattolica. Li chiamò anzitutto perché stessero con lui per circa tre anni. Accompagnavano il maestro osservando tutto di lui e ricevendo una formazione mirata, in vista di un’azione apostolica da compiere.
Questi dodici non sono uniti da vincoli di parentela, come le tribù d’Israele, discendenti dal sangue di Abramo, ciò che li unisce è l’unità compatta dell’insegnamento che hanno ricevuto, lo stesso pane eucaristico e lo stesso Spirito della pentecoste, da cui nascerà la chiesa e farà emergere il vero carattere di ognuno degli apostoli.
“Il fattore principale è la formazione delle élites “ (Rivoluzione e Controrivoluzione, p.136) che poi fecondano le grandi masse umane. Il mondo deve essere condotto sullo stesso sentiero dei dodici. Gesù compie questa grande scelta dopo una notte di preghiera. Preghiamo anche noi prima di iniziare la giornata, senza avere mai l’ardire di saper fare i cattolici, con sole forze umane. Chiediamo forza e grazia dall’alto.
Come un agricoltore che lavora alacremente il suo terreno ma senza sole e pioggia dall’alto, non ricaverebbe nulla. Le opere di Dio sono sempre così, come una scintilla a cui non si dà, lì per lì, molta importanza, ma poi crescono ben più di quanto corrisponderebbe alla sola parte umanamente compiuta. L’opera maggiore la compie la grazia. In senso spirituale questa simbiosi si traduce nella collaborazione fra l’uomo e Dio. Sant’Ignazio si esprimeva a riguardo, dicendo: “ Lavora come se tutto dipendesse da te, e prega come se tutto dipendesse soltanto da Dio “.
(cfr T. Spidlik – Il Vangelo di ogni giorno)