“Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato”. (Lc 10, 13-16)
E tu Cafarnao sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata
I pellegrini che oggi visitano le rovine di Cafarnao non possono credere che sia uno dei luoghi più sacri del mondo. Qui Gesù ha insegnato, qui ha scelto i suoi apostoli: dovrebbe essere qui la basilica di san Pietro, al posto delle rovine dell’antica sinagoga. Ma proprio quelle rovine sono un segno eloquente. Sono immagine dell’anima che ha ricevuto tanti insegnamenti da Dio, ma non li ha messi in pratica.
Già Platone si stupiva della contraddizione che esiste fra l’ideale e la realtà del mondo, e pensava che fosse insanabile: i pensieri sono tanto più belli quanto più ci portano lontano dalla vita di ogni giorno. Il cristianesimo avverte lo stesso contrasto, ma ci esorta con insistenza a superarlo. Cristo è l’idea, il pensiero di Dio incarnato sulla terra, che ci guida a incarnare anche noi i suoi pensieri e le sue parole. Esse sono destinate a costruire il mondo in modo che non rimangano solo rovine.
L’unico desiderio di Dio è salvare l’umanità, ma il problema è che è spesso l’uomo a voler dettare le regole della salvezza. Gesù esprime in questa parabola il dispiacere nel vedersi osteggiato. Così come hanno rifiutato e ucciso i profeti prima di lui, “perché risultavano scomodi”, adesso fanno lo stesso con Gesù. “È il dramma della resistenza ad essere salvati”, innescato dai capi del popolo: “È proprio la classe dirigente quella che chiude le porte al modo col quale Dio vuole salvarci. Si comprendono qui i dialoghi forti con la classe dirigente del suo tempo che sempre tenta di cogliere Gesù in fallo per poterlo accusare. Credono ai sacrifici, chiari e sistemati, ma non credono alla misericordia e al perdono.
Questo è il dramma della resistenza alla salvezza. Anche ognuno di noi vive questa continua tensione a vivere il vangelo senza adattarlo a sé. È utile chiedersi: io come voglio essere salvato? A modo mio? Al modo di una spiritualità, che è buona, che mi giova, ma che è fissa, ha tutto chiaro e dove non c’è alcun rischio? O al modo divino, cioè sulla strada di Gesù che sempre ci sorprende, che sempre ci apre le porte a quel mistero dell’Onnipotenza di Dio, che è la misericordia e il perdono?
(cfr. Papa Francesco – La gioia della Misericordia)
(cfr. T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)