Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. (Lc 19, 1-10)
I filosofi scrivono che Dio è infinitamente beato proprio perché non ha bisogno di niente e dunque non può neanche perdere niente. Come potrebbe turbarlo il fatto che un mortale ha smarrito la strada? Ce ne sono tanti! E non commuove neanche noi, che siamo sullo stesso cammino degli smarriti. Eppure il vangelo ci rivela un altro volto di Dio: Egli è Padre, alla ricerca dei figli che hanno smarrito la strada. Non è facile andare da una persona e dirgli in faccia: guarda, stai sbagliando, correggiti. È difficilissimo dire la verità con tatto, senza umiliare. Dobbiamo imparare a farlo, perché la pedagogia passa anche dalla relazione con gli altri che ti aprono gli occhi su te stesso e sui tuoi comportamenti. La figlia di San Tommaso Moro commetteva spesso delle piccole mancanze apposta perché il padre la sgridasse. Sapeva farlo con così tanto garbo e delicatezza, diceva, che l’ammonimento diventava un piacevole atto di carità.
Arrivando in India, San Francesco Saverio scoprì che gli Europei di questa colonia vivevano senza principi morali, come se la lontananza dalla madre patria li avesse assolti da ogni dovere. Allora cominciò a farsi invitare nelle loro case come un amico. Solo dopo aver guadagnato la loro simpatia, prese ad ammonirli e a riportarli sulla buona strada. In pedagogia c’è chi ritiene che moralmente una persona possa cambiare fino ai dodici anni, non oltre. Dopo si può cambiare il fine della vita, ma non cambia la persona in sé. Come dire che è possibile cambiare il partito a cui mi iscrivo, ma non cambio il mio carattere, psicologicamente sono sempre lo stesso. Dal vangelo e dalla storia della Chiesa sappiamo di tante conversioni difficili da spiegare secondo schemi psicologici. Sono miracoli della grazia di Dio, miracoli interiori, più importanti della guarigione del corpo. I confessori potrebbero testimoniare che questi miracoli succedono anche oggi e che possiamo chiederli nella preghiera per noi stessi e per chi ci è vicino.
(cfr. T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)