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Il pensiero del giorno

19 Novembre 2022 - Autore: Don Andrea Nizzoli

Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Gesù rispose loro: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”. 
Dissero allora alcuni scribi: “Maestro, hai parlato bene”. E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.  (Lc 20, 27-40)


In paradiso gli uomini sono immortali e non hanno bisogno di moltiplicarsi, e quindi la famiglia e la procreazione non sono necessarie. La causa della differenza di sesso non è soltanto biologica, per la riproduzione della specie: anche gli animali si riproducono. Se il motivo dell’unione fra uomo e donna fosse solo biologico, non ci sarebbe bisogno del sacramento. I Padri della Chiesa insistevano su ciò che ha ripetuto il Concilio Vaticano II: lo scopo del matrimonio è la realizzazione dell’amore scambievole. I figli di questo mondo prendono moglie e marito, hanno bisogno di qualcuno con cui condividere la vita, di cui potersi fidare. Non possono vivere senza un amore concreto, fatto di stabilità e fedeltà.

Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi

Nel matrimonio l’uomo e la donna si promettono fedeltà fino alla morte. Con la morte di uno dei due una parte del vincolo si scioglie. Ma i cristiani credono nella vita eterna! Non hanno quindi ragione i sadducei? Come è possibile nell’eternità l’incontro fra una donna con più mariti, o fra un marito e più mogli? Gesù respinge questa obiezione. È un’immagine falsa pensare alla vita dopo la morte in modo terreno, come se fosse il luogo del buon vivere. Quelli che vivono con Dio e per Dio vivono anche l’incontro con le persone in modo spirituale: ritroveranno quelli che hanno lasciato nell’infinito amore di Dio, che supera ogni categoria umana. L’uomo e la donna vivevano insieme sulla terra, ma nella grazia di Dio la loro vita riceverà una dimensione infinita, non più legata al tempo e allo spazio, ma all’incontro con tutti. La vita spirituale va oltre il condizionamento del sesso, e tutti e due i sessi sono capaci di perfezione e di vita divinizzata. Però, anche se i valori spirituali sono gli stessi nell’uomo e nella donna, l’accesso ad essi può essere diverso.

Maria giunse a pienezza spirituale nell’accettazione della maternità da cui la priorità femminile della maternità: “Donna mater”. Giuseppe fu scelto come colui chiamato “Giusto Falegname”, equivalente a “Santo Lavoratore”, da cui la priorità maschile del lavoro: “Homo Faber”.  Nell’eternità vivremo la vita angelica, non senza il corpo, ma come angeli, cioè come quelli che continuamente contemplano il volto del Padre celeste nel perenne ricordo di Dio.

(cfr. T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)                                                                            

Sant’ Anastasio II Papa

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