“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.” (Gv 15, 12-17)
Certamente Gesù aveva degli amici. Se ne parla apertamente nel vangelo nei confronti dei fratelli e sorelle Maria, Marta e Lazzaro e sicuramente verso l’apostolo Giovanni. In questo brano di Giovanni il rapporto uomo-Dio raggiunge un vertice di intimità insperato, si parla di un vero e proprio rapporto amicale tra noi e Dio. L’amicizia è una relazione più intensa rispetto all’amore verso il prossimo generico. Due amici condividono criteri di fondo e un’attività. Si incontrano spesso in modo prestabilito per collaborare ad una certa impresa. L’intimità con Dio si realizza condividendo e amando i suoi comandamenti, inscritti in tutta l’opera della creazione. Ma l’amicizia prevede apertura e sufficiente intimità. Tutto quanto Gesù insegna della Trinità, non è alla portata dell’uomo. Si tratta del momento culminante della rivelazione di Dio. Qui siamo condotti oltre la soglia della porta di casa del Signore. Di certe intime perle, non si parla certo con degli estranei, ma solo a coloro con cui si vuole stringere un rapporto di amicizia. La fede non è certo la visione piena del volto del Padre, che avverrà solo post-morte, ma certo ne è l’inizio umbratile. Prende sempre più luce cammin facendo.
Venendo a contatto con il mistero della Trinità, tre persone così unite da poter parlare di monoteismo trinitario, siamo innanzi, a qualcosa che ci supera ma che inizia in tutti i santi a prendere trasparenza, osservando come ogni ente che Dio ha creato, è immagine di un Dio trino. Anche dietro a un filo d’erba vi è un progetto del Padre, un contatto con la materia, come è stato per il figlio di Dio incarnato ed evolve verso uno scopo, cioè passa dal seme al frutto, secondo quanto prevede lo Spirito di Dio e il suo dinamismo che guida tutti noi allo scopo ultimo della visione di Dio. Tutti i santi, soffermandosi su queste grandi verità, sono assorti nella contemplazione e crescono nell’amicizia con Dio.