Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. (Mt 7, 1-5)
L’invito di Gesù a non giudicare significa: “non condannare”. Ora nessuno può arrogarsi il diritto di giudicare il fratello per condannarlo. Dinanzi a Dio tutti gli uomini sono peccatori e bisognosi di misericordia. Gesù non identifica mai il peccato con il peccatore, cosa che invece accade spesso tra la gente, senza che sia data una possibile via d’uscita. Gesù esorta sempre ad affrontare il peccato, perché la collaborazione della volontà dell’uomo con la grazia di Dio, abbatte tutti i peccati. È la quotidiana esperienza di salvezza di cui un’anima cristiana prende progressivamente maggior coscienza.
La similitudine della pagliuzza e della trave chiarisce come tutti devono essere consapevoli della loro miseria. Le nostre continue trasgressioni e imperfezioni della Legge di Dio non ci consentono d’essere severi e intransigenti con i fratelli, ma piuttosto devono farci avvertire il bisogno della misericordia di Dio per non staccarci dal suo amore. La sproporzione tra il nostro debito con Dio e quello dei fratelli verso di noi anticipa l’insegnamento del servo spietato (Mt 18, 23 – 35). Generalmente è più facile osservare i peccati del prossimo, rispetto ai nostri. È un consiglio dei padri del deserto, rivolgere verso noi stessi peccati che osserviamo nel prossimo.
San Josemaria Escrivá de Balaguer Sacerdote, Fondatore dell’Opus Dei