« Entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”. Gesù rispose loro: “Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?”. Essi discutevano fra loro dicendo: “Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta”. Rispondendo a Gesù dissero: “Non lo sappiamo”. Allora anch’egli disse loro: “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose” » (Mt 21,23-27)
Il problema centrale costituito dalla persona di Gesù, per gli scribi, i farisei e i sacerdoti è quello della sua autorità. Con quale autorità fa quello che fa? Rimette i peccati (Mt 9,1-8); entra nel Tempio e si comporta come se ne fosse il padrone (Mt 21,12-13). Ora la domanda si fa esplicita e diretta: « Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità? ». La situazione è piena di nascosta ironia: coloro che hanno solo un’autorità delegata, chiedono ragione del suo comportamento al suo detentore principale, a Colui che è la sorgente di ogni autorità in cielo e in terra (Mt 28,18)! La risposta di Gesù è completamente nello stile dei rabbini (e di Socrate!): una contro-domanda. La domanda su Giovanni il Battista coinvolge tutto il profetismo di Israele, perché lui è l’ultimo dei profeti e li rappresenta tutti. È come se Gesù dicesse: “Voi mi chiedete conto della mia autorità, che è evidente per le opere che compio. Talmente evidente che gli umili e i semplici la riconoscono senza difficoltà (Mt 7,28-29). Dite di accogliere l’autorità di Mosè e dei Profeti. Fatevi allora un esame di coscienza e vedete se questa autorità, che per voi è relegata nel passato, la sapete riconoscere oggi, nel momento in cui è davanti a voi, nella persona di Giovanni il Battista, e nella mia persona”. Un esame di coscienza che dovremmo fare anche noi tutti i giorni, perché Gesù è vivo e la sua Chiesa è viva. Adesso. Concludo facendo un po’ di ironia anch’io. Ci sono molte persone che propugnano nella società e nella Chiesa più disciplina, più rigore e più obbedienza. Bisogna obbedire subito, incondizionatamente, senza esitazione… ad una piccola, insignificante e marginale condizione: purché ad obbedire non debba essere io…