« “Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno”. Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? » (Lc 9,22-25)
Seguire Gesù vuol dire accettare di condividere la sua vita, che è vita di gioia, luce, dolore e gloria. Nel tempo di Quaresima siamo invitati da santa madre Chiesa a considerare con particolare attenzione il dolore di Gesù, cioè la sua Croce. Considerare un aspetto di una vita non vuol dire dimenticare gli altri aspetti, perché questo vorrebbe dire “separare” e qui, trattandosi di una vita, vorrebbe dire uccidere… Se taglio un gatto in due non ottengo due gatti ma un cadavere! Vuol dire “solo” prestare un’attenzione particolare. La vita di Gesù è un tutto, un insieme, di cui la Croce è un passaggio essenziale. Chi vuol venire dietro a me – dice Gesù – rinneghi sé stesso, dica di no al proprio egoismo, prenda la sua Croce di ogni giorno. Non una Croce astratta, immaginata e desiderata dal nostro io, ma quella Croce che è la nostra e che ogni giorno ci troviamo davanti. Solo se accogliamo quella Croce, solo se la prendiamo come realtà amata, con gioia (cfr. 2Cor 9,7), solo allora diventiamo veri seguaci (“accoliti”) di Gesù. « La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l’esercizio e la difesa della giustizia e del diritto [cfr. Am 5,24; 1435 Is 1,17], attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l’esame di coscienza, la direzione spirituale, l’accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e seguire Gesù è la via più sicura della penitenza [cfr. Lc 9,23] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1435). Che cosa vuol dire in concreto “dire di no a sé stessi”? Quando ci capita qualcosa di spiacevole spesso reagiamo così: sarei disposto ad accettare qualsiasi cosa, ma questo no! Se vogliamo invece vivere la penitenza quaresimale (in fondo: di tutta la nostra vita) diciamo: grazie Gesù! E andiamo avanti con gioia! San Filippo Neri diceva che vale di più una penitenza da poco ma non cercata, che mille difficili penitenze che ci infliggiamo di nostra propria volontà… « Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Nelle malattie e nella povertà confida in lui. Affìdati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui » (Sir 2,1-6)