« “In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza » (Gv 10,1-10).
Qui troviamo per la terza volta, nel vangelo di Giovanni, l’espressione “Io sono” unita ad un predicato. Sappiamo che l’espressione “Io sono” rimanda esplicitamente al nome misterioso di Dio rivelato a Mosè nell’episodio del roveto ardente (Es 3,14). Per sette volte nel vangelo di Giovanni il titolo divino si declina in diversi predicati che si realizzano in Gesù. È un modo caratteristico di questo vangelo per trasmetterci la verità fondamentale che Gesù è la compiuta (sette) rivelazione di Dio. Ricordiamoli tutti: Gesù è “il pane della vita” (6,35.51); è “la luce del mondo” (8,12; 9,5); è “la porta delle pecore” (10,9); è “il buon pastore” (10,11.14); è “la resurrezione e la vita” (11,25); è “la via, la verità e la vita” (14,6); è “la vera vite” (15,1.5). Prima Gesù racconta una “similitudine”, una “parabola” (10,1-6; v. 6: παροιμία, ‘proverbio, enigma, parabola, similitudine’), poi la spiega (vv. 7-10). Il recinto delle pecore ha una porta e chi entra dalla porta è il pastore. A lui il guardiano delle pecore apre la porta. Le pecore riconoscono la sua voce e lo seguono. Chi non entra dalla porta, ma scavalca il recinto è un ladro e un brigante: a lui non interessa il bene delle pecore, ma solo sfruttarle per i suoi interessi. Gesù è la porta: « Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me » (Gv 14,6). Per questa porta – mediante questa vita – il vero pastore entra nel recinto delle pecore e le pecore riconoscono la sua voce. Il guardiano della porta è il Padre, è Dio stesso. È Lui che fa entrare il vero Pastore. Il Pastore delle pecore è Dio stesso (cfr. Ez 34,11-22) ed è il Pastore vero e supremo a suscitare un Pastore che guidi veramente le pecore verso pascoli erbosi e nutrienti: «Susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. Stringerò con loro un’alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive. Abiteranno tranquilli anche nel deserto e riposeranno nelle selve. Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione. Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano. Non saranno più preda delle nazioni, né li divoreranno le bestie selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà. Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle nazioni. Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, ed essi, la casa d’Israele, sono il mio popolo. Oracolo del Signore Dio. Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio”. Oracolo del Signore Dio » (Ez 34,23-31). Gesù vuole vincere la resistenza interiore degli scribi, mostrando con le opere che compie il Padre esteriormente: i segni, cioè i miracoli ed interiormente: la chiamata interiore che risuona nel loro cuore (cfr. Gv 6,44) che Lui è il vero Pastore. Richiama i passi della Scrittura che hanno già preannunciato questo. Le pecore riconoscono la sua voce e lo seguono. Come possiamo “seguire” Gesù? Accettando di ri-vivere la sua vita. Un’accettazione che non può nascere dalla presunzione di poterlo fare con le nostre forze, ma dalla fiducia nella sua misericordia.