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Il pensiero del giorno: Gv 13,21-38

27 Marzo 2018 - Autore: Don Piero Cantoni

« Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?”. Rispose Gesù: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò”. E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: “Quello che vuoi fare, fallo presto”. Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: “Compra quello che ci occorre per la festa”, oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. Simon Pietro gli disse: “Signore, dove vai?”. Gli rispose Gesù: “Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”. Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte” » (Gv 13,21-38).

Nel momento in cui Giuda esce per andare a tradire Gesù, nella notte che riflette bene la notte del suo cuore, si compie la glorificazione di Gesù. La gloria ebraicamente [כָּבוֹד kabod] è la “sostanza pesante” di una persona, il suo peso, il suo valore. Qui emerge il valore, il “peso” di Gesù che si lascia consegnare nelle mani di uomini senza pietà per amor nostro. Qui emerge, si svela, la gloria del Padre che dona il proprio figlio per amor nostro. Il mistero della passione è un mistero di amore. È il più grande mistero di tutta la storia, perché è il mistero di Dio, il mistero della sua vita intima, della sua intelligenza e volontà profonda, della sua sapienza e libertà che si manifestano nella storia. Nella vicenda della Passione si rivela il Cuore di Dio. La comunità cristiana mediterà a fondo su questo evento. Ci possiamo meravigliare e stupire della crudentà e della cattiveria degli uomini… ma dovremmo stupirci molto di più del fatto che Dio dona la sua vita per perdonarli e salvarli.

Grande è la cattiveria che emerge in questo evento, ma più grande ancora è l’amore che vi traluce. Per questo Giovanni pone nel cuore di questo racconto due frasi che riassumono l’insegnamento di Gesù, che traducono in parole la vita che lui ci dona: « Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri » (vv. 34 e 35, purtroppo omessi nella lettura del Vangelo di oggi). L’amore per Gesù e di Gesù è al centro. Giovanni si autodenomina « quello che Gesù amava ». Potrebbe sembrarci un atto di orgoglio, ma è esattamente il suo contrario, perché vuol dire: “io non sono quello che ama Gesù, non mi fido del mio amore per Gesù, ma sono uno che è amato da Gesù, del cui amore solo veramente mi fido”. Giovanni ha assistito, da testimone oculare al dramma di Pietro. Quando Pietro dice: « Darò la mia vita per te! » è certamente sincero, il suo errore è consistito nel fatto di aver avuto troppa fiducia in sé stesso. Di fronte alla situazione concreta poi la paura lo vincerà.

Anche il dramma di Giuda si situa sulla stessa linea. Giuda aveva riposto le sue speranze su Gesù, ma Gesù lo aveva deluso. Anziché continuare a fidarsi di Lui rinunciando alle sue aspettative umane e accettando che i suoi progetti andassero a pezzi, decide di trarre dalla situazione il maggior vantaggio possibile e lo tradisce. Impariamo: tutto riposa in un atto di fede conseguente e persistente. Fidarsi di Dio vuol dire continuare a farlo anche quando gli eventi sembrano contraddire le sue promesse (Rm 4,18). Le promesse di Dio si realizzeranno, anche se non nei tempi e nei modi da noi previsti. Il compimento di Dio sarà certamente meglio di quanto noi abbiamo potuto desiderare e sperare. L’Amore di Dio ci sorprende e ci sorprenderà sempre.

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